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  • Immagine del redattoreLaura Invernizzi

In Plain Sight

Da qualche tempo a questa parte, durante il periodo estivo principalmente, ma la tendenza si sta allargando a tutto l’anno, c’è nei giornali l’interesse a scrivere di casi di cronaca nera del passato.

I gialli dell’estate o i cold case – letteralmente casi freddi– presenti questi ultimi già da qualche tempo su 7- Sette, il settimanale del Corriere della Sera.

Lato docuserie su Netflix Misteri irrisolti è uscita il 1 luglio, è un reboot (definizione spiegata qui)


Per quanto io non ami – anzi nutra forti dubbi sul fatto che i quotidiani/trasmissioni televisive diano dettagli scabrosi sugli omicidi recenti o peggio arrivino a fare articoli che spesso danno un’immagine quasi accondiscendente dell’assassino – sui casi datati ne divento lettrice o spettatrice (evitando qualsiasi immagine cruenta perché sono sensibile al sangue e sto male). Anche per quanto riguarda le serie TV, al pari dei libri, ho una predilezione per il crime (ripeto però non platter!).


Perché questa introduzione? Per parlare di In Plain Sight miniserie inglese in tre puntate trasmessa da ITV nel dicembre del 2016 (e mai uscita in Italia) da non confondere con l’omonima serie americana andata in onda tra il 2008 e il 2012.


In Plain Sight ci porta a conoscere una storia vera, quella di Peter Manuel, The Beast of Birkenshaw (nome del villaggio a nord di Glasgow dove abitava questo pluriomicida) e del detective William Muncie che con tenacia lo ha fatto condannare.

Una vicenda che fece scalpore in quel periodo - metà anni 50 - ma poco conosciuta da noi, anche se qualche riferimento in serie e film c’è stato.


Siamo nel 1955 a Uddingston, Lanarkshire – contea scozzese - dopo 9 anni passati in carcere per furto, Manuel viene scarcerato, non prima però di aver spedito una cartolina di buon compleanno al detective.


Prendere in giro e farsi vanto delle sue azioni sono una delle caratteriste di questo pluriomicida.

In lui si imbatte - suo malgrado - Mary McLauchlan di cui Manuel abusa, ma che a differenza di altre vittime, la lascia andare dopo una notte di terrore.

Nonostante il periodo storico e quanto subito, la donna ha il coraggio di denunciarlo e la polizia arresta senza indugio il colpevole che però al processo - in cui si difende da solo, altra caratterista di questo personaggio - viene scagionato arrivando addirittura ad umiliare la povera vittima (purtroppo accade ancora oggi...).


Non c’è una modalità standard né motivazioni nella scelta delle sue vittime, questo destabilizza molto il lavoro della polizia e sconvolge la vita della comunità che arriva a chiudere la porta a chiave.

Tutto questo non ferma il detective Muncie nell’indagare e cercare di incastrare con prove decisive Peter Manuel

E ci riesce: "l'uomo tratto in arresto - dichiara ai giornalisti - ha reso una piena confessione. Ed è stato accusato formalmente. Nel corso degli ultimi due anni, quest'uomo ha ucciso 8 nostri concittadini e ha causato un indicibile dolore e paura. Ma uomini del genere sono l'eccezione. Non sono la regola. E, da questo, possiamo trarre un po' di conforto. Dalla rarità di cose così terribili. Vorrei chiedervi di andare a casa dalle vostre famiglie, adesso, e di dire una preghiera per le vittime e per i loro cari.”

Come ha fatto questo detective a riuscire ad incastrare questo pluriomicida e a farlo confessare?

Attraverso un lavoro paziente e costante del detective Muncie, che successivamente ha risolto altri 50 casi di omicidio.

Manuel è scaltro, molto sicuro di sé e con una famiglia che gli ha sempre fornito un alibi, ma altrettanto astuto e geniale viene descritto il detective che rintraccia - attraverso il numero di serie - alcune banconote rubate in una casa (dove erano trovate morti i proprietari tra cui i figli piccoli) ed utilizzate in un pub frequentato da Manuel.

Il processo - ci spiegano le note finali della terza puntata - fu una novità per la storia legale inglese. Nessuno, prima di lui, era mai stato processato per 8 omicidi contemporaneamente.

Manuel si dichiarò "non colpevole", dicendo che la polizia lo aveva costretto a confessare il falso. Al 10° giorno del processo, licenziò gli avvocati e assunse la propria difesa.

Il processo durò 16 giorni. La giuria emise il verdetto di condanna a morte in sole 2 ore e 21 minuti….

L’esecuzione avvenne il 11 luglio 1958, il condannato aveva 31 anni.


Una serie inglese realizzata in modo convincente come lo sono del resto anche gli attori protagonisti a partire dal serial killer interpretato da Martin Compston, classe 1984, ex calciatore professionista, mentre nel ruolo del detective Douglas Henshall protagonista – sempre con un ruolo simile - di Shetland, altra bella serie ambientata nell’arcipelago a nord della Scozia e tratta dai libri di Ann Cleeves.


Come a volte accade quando si tratta di fatti criminali realmente accaduti, la produzione di questa serie ha fatto scaturire controversie da parte di alcuni parenti delle vittime. Per quanto cmq il team abbia cercato di mettere a conoscenza di quanto stava per essere realizzato, per qualcuno è stato riaprire vecchie ferite.

Non c’è però in In Plain Sight la minima volontà di indugiare in modo morboso sulle vittime, quanto piuttosto far leva sull’antipatia, sul rigetto - come in questo caso - della sprezzante personalità dell’omicida e dall’altra parte dare spazio alla figura del detective Muncie.


Nel 1979 scrisse anche un libro di memorie sulle sua carriera e i casi risolti. The Crime Pond. Paragonando il suo distretto ad uno stango e confrontando la violenza primordiale della natura con quella della società moderna.


La serie - come ho spiegato all’inizio - non è mai uscita sul mercato italiano, ma ho visto che ci sono i 3 episodi su dailymotion.com e i dvd su ebay.

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