Il caso Mørck
- Laura Invernizzi
- 9 lug
- Tempo di lettura: 6 min
In questa puntata ritroviamo diversi temi cari a questo podcast: libri adattati in film e serie TV, il Nordic Noir e un detective stropicciato, tutti condensati nella recente serie TV di Netflix Dept. Q.
Come forse qualcuno ricorda, nel 2021 mi sono iscritta ad un corso su EDX: Euro Noir: identità transculturali nelle narrazioni criminali popolari europee. Promosso da DETECT, progetto di ricerca europeo che aveva l’Università di Bologna come capofila, aveva l’intento di far emergere quanto le narrazioni criminali — romanzi, film e serie TV — raccontino non solo delitti e misteri, ma anche l’identità culturale dell’Europa contemporanea.
Il corso si è rivelato complesso, ma decisamente interessante, ne ho parlato già in tre puntate: Viaggio in Belgio (puntata 58), Nero Ghiaccio (62) e C’è del crimine in Danimarca (puntata 63), ma qualche concetto verrà ripreso anche qui.
Partiamo proprio dalla Danimarca dove nascono e sono ambientati i libri di Jussi Adler-Olsen. Scrittore, saggista ed libraio deve il suo successo alla serie di romanzi – attualmente 11 - che vedono protagonista Carl Mørck e la sua Sezione Q che si occupa di casi irrisolti, pubblicati tra il 2007 e il 2025.
Marsilio nella sua collana Giallo Svezia ne ha tradotti 9 a partire dal 2011, ve li elenco velocemente perché ci saranno utili anche dopo (fonte Wikipedia)
La donna in gabbia (Kvinden i buret, 2007), 2011
Battuta di caccia (Fasandraeberne, 2008), 2012
Il messaggio nella bottiglia (Flaskepost fra P, 2009), 2013
Paziente 64 (Journal 64, 2010), 2014
L'effetto farfalla (Marco Effekten, 2012), 2015
La promessa (Den Graenselose, 2014), 2016
Selfie (Selfies, 2016), 2017
Vittima numero 2117 (Offer 2117, 2019), 2020
Cloruro di sodio (Natrium Chlorid, 2021), 2023
Mancano all’appello 7 m2 med lås, del 2023, (tradotto in inglese con il titolo Locked In) e Døde sjæle synger ikke, traduzione letterale Le anime morte non cantano, uscito a fine marzo.
Come accennato, protagonista dei romanzi (e ovviamente degli adattamenti cinematografici e televisivi) è Carl Mørck, detective della Polizia di Copenaghen dal carattere poco conciliante che rientra al lavoro alcuni mesi dopo essere stato vittima di una sparatoria in cui è stato colpito alla testa, un agente ha perso la vita e il suo collega e amico Hardy è rimasto paralizzato.
Gli viene assegnato un nuovo progetto, una sezione – praticamente nello scantinato - che si occupa di casi irrisolti affiancato da Assad che si rivela prezioso fin dalla prima indagine che riguarda la parlamentare Merete Lynggaard, scomparsa 5 anni prima e per tutti ritenuta morta suicida.
In realtà sappiamo che non è così perché il racconto ce la descrive rinchiusa in una camera iperbarica.
Adler-Olsen ha spiegato come sono nati i suoi protagonisti:
"Carl Mørck contiene elementi di me stesso. Ad esempio, entrambi siamo in fondo molto pigri. Io non sono molto propenso ad accettarlo, mentre Carl appoggia volentieri i piedi sul tavolo per un pisolino. Carl Mørck è un personaggio complesso, che racchiude una buona dose di ironia, satira e autoironia, unite all'umorismo. Queste caratteristiche, unite a una grande competenza professionale nella polizia e a una vita privata difficile, non dovrebbero essere considerate l'unica rappresentazione di Carl Mørck; ha anche ereditato alcune caratteristiche da un paziente di mio padre (psichiatra), il cui nome era in realtà Mørk (senza la "C"). "). L’ho conosciuto da bambino e gli ero molto affezionato. Mio padre mi raccontò che aveva ucciso sua moglie e, attraverso questo, ho imparato che il bene e il male sono elementi fondamentali in ognuno di noi e il ricordo della lotta di questo paziente con il bene e il male dentro di sé ha alimentato una parte importante del mio personaggio principale, il detective Carl. Ed è per questo che alla fine gli fu dato il nome Carl Mørck."
Assad invece lo descrive "come il compagno di Don Chisciotte, Sancho Panza. Vivo, vivace, pieno di espedienti e stranezze, colui che dà il via a una storia. Il rapporto tra Carl e Assad può essere paragonato a quello tra Sherlock Holmes e il Dr. Watson, sebbene Assad non sia del tutto watsoniano. Assad è impiegato come addetto alle pulizie per Carl. Sembra ingenuo, ma in realtà possiede un grande senso dell'umorismo ed è molto intelligente, soprattutto quando si tratta delle sue capacità di aiutare le indagini della polizia. Assad è "nato" per ricoprire il ruolo di catalizzatore di Carl. È colui che riesce a suscitare l'interesse del suo superiore, stanco del lavoro e della vita che lo circonda. E allo stesso tempo Assad è un perfetto esempio di immigrato che è pari a qualsiasi uomo e almeno altrettanto istruito, e non è minimamente preoccupato per la convivenza di culture diverse. La lunga storia di Assad si sviluppa lentamente, volume dopo volume, nella serie ed è almeno altrettanto avvincente, cruenta e imprevedibile di quella di Carl."
Dal primo romanzo La donna in gabbia è stato fatto un adattamento cinematografico nel 2013 (il film più visto in quell’anno in Danimarca), è disponibile su Prime col titolo Carl Mørck - 87 minuti per non morire.
A cui sono seguiti e che trovate sempre su Prime: The Absent One - Battuta di caccia, Conspiracy of Faith - Il messaggio in bottiglia (canale - I film di Anni Duemila) e Paziente 64 – Il giallo dell’isola dimenticata.
L’autore però si era detto non soddisfatto di lavorare con Zentropa, che deteneva i diritti per i primi 4 libri e da qui una nuova produzione - Nordisk Film - ma anche nuovi attori protagonisti per Effetto farfalla – Marco Effekten e Boundless (attualmente non disponibili in Italia).
Il tema degli adattamenti cinematografici – lo abbiamo detto più volte da queste parti - è sempre complesso perché condensare un libro di più 400 pagine, con molti flashback, in un film da 90 minuti è una sfida ed in effetti mancano alcuni elementi che nel giallo nordico danese sono presenti e in qualche modo ne definiscono lo stile.
Riprendo la definizione già inserita nelle puntate citate all’inizio: Gli approfondimenti sulla vita privata degli agenti di polizia si traducono in una maggiore attenzione alla casa dell'investigatore, il suo calvario personale il ritmo seriale narrativo lento, le immagini della natura e del paesaggio e i testi, i temi e le partiture cupi si accumulano essenzialmente in uno stato d'animo e un'atmosfera particolarmente malinconici.
L’elemento della casa è poco presente nel film, mentre nella serie targata Netflix che riprende la stessa storia diventa un luogo importante per comprendere il personaggio di Carl Morck.
Dept Q – come è accaduto spesso con altri titoli (Wallander, The Bridge, The Killing) – è ambientata altrove rispetto all’originale, in questo caso ad Edimburgo.
Il ruolo di Carl Morck è stato affidato a Matthew Goode, attore – occorre ammetterlo - piuttosto belloccio (me lo ricordo come secondo marito di Lady Mary in Downton Abbey), ma risulta perfetto per interpretare questo detective stropicciato, qui per niente pigro rispetto al libro, anzi decisamente caotico come qualche lettore lo ha definito in contrasto con la calma di Akram, ex poliziotto siriano che affianca in modo più puntuale il nostro protagonista. Molto diverso dall’Assad del libro.
A giudicare dai post dello scrittore su Facebook pare che la serie gli sia piaciuta molto, così come la scelta del cast.
Lo scrittore ha raccontato che Scott Frank (già sceneggiatore di molti film e serie di successo come Wolverine e La regina degli scacchi) aveva in mente da più di vent’anni di realizzare un adattamento della serie Dept. Q.
Frank era fin da subito rimasto affascinato dal concetto e dal titolo, tanto che ha incontrato l’autore già nel 2014 durante le riprese de La preda perfetta. Anche se non sapeva quando avrebbe potuto lavorare al progetto, Adler-Olsen ha avuto fiducia in lui, sperando fin dall’inizio che sarebbe stato proprio Frank a scrivere e dirigere la serie.
L’attesa è stata premiata, la serie targata Netflix è stata accolta molto bene da pubblico e critica e ci auguriamo possa proseguire con l’adattamento degli altri romanzi, cosa auspicata anche da Scott Frank
Come accade spesso e ne abbiamo parlato in alcune puntate dedicate ai luoghi, Edimburgo gioca un ruolo importante. Il regista e sceneggiatore l’ha descritta come un perfetto mix di elementi moderni e medievali. Ha trovato la bellezza e l'atmosfera unica della città particolarmente coinvolgenti, soprattutto per la sua capacità di aumentare la tensione psicologica della serie. Frank ha sottolineato che Edimburgo non è solo uno sfondo, ma un personaggio a sé stante, che svolge un ruolo cruciale nell’atmosfera e nel tono generale della serie.
Ad Edimburgo è ambientata un’altra bella serie di cui ho parlato a luglio 2021 (puntata 27): Case Histories che vede protagonista un altro personaggio stropicciato - Jackson Brodie – ex poliziotto ed ora investigatore privato. A vestirne i panni Jason Isaacs visto di recente nella terza stagione di The White Lotus. Purtroppo la serie britannica non è mai arrivata in Italia, ma qualcosa si trova su YouTube.
In conclusione, personalmente ho preferito l’adattamento televisivo a quello cinematografico proprio per gli aspetti di approfondimento più in linea coi libri pur trattandosi di una trasposizione diversa in termini di lingua e location e leggere modifiche alla trama.
Occorre dire che ho visto prima la serie, poi il film e in seguito ho letto il libro, quindi un percorso contrario rispetto al solito. Ho qualche dubbio sul proseguire la lettura contemporaneamente alla visone dei film perché temo di rovinarmi l’effetto sorpresa nel caso ci sia una seconda stagione…valuterò più avanti.
Commenti