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Lupin: tra Parigi e Tokyo

  • Immagine del redattore: Laura Invernizzi
    Laura Invernizzi
  • 1 ora fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Come anticipato nella scorsa puntata restiamo a Parigi alle prese con furti spettacolari e produzioni che spaziano dai libri ai fumetti, manga, film e serie TV tra Francia e Giappone. Sto parlando di Lupin, e in particolare della serie Netflix che lo ha riportato al centro dell’attenzione internazionale.

Ma facciamo come sempre un passo indietro e partiamo dalle origini.

Arsène Lupin, ladro gentiluomo, nasce nel 1905 dalla penna di Maurice Leblanc, scrittore normanno che è sempre stato considerato il Conand Doyle francese, senza però ottenere il giusto riconoscimento degli altri scrittori, nonostante il successo. I racconti di Leblanc infatti diventano subito popolari, anche grazie all’ambientazione molto francese e alla capacità del protagonista di incarnare un certo spirito nazional-popolare: Lupin ruba ai ricchi, ma lo fa con stile; sfida la polizia, ma non perde mai l’onore; si traveste, si reinventa, cambia identità, ma resta fedele a un suo codice.


A partire dal successo letterario – oltre venti romanzi e raccolte di racconti tra il 1905 e il 1939 – cominciano a nascere anche le prime trasposizioni cinematografiche.  Il primo film è del 1914, (muto e in bianco e nero) poi negli anni Trenta e Cinquanta Lupin compare regolarmente sul grande schermo. Uno dei più recenti è l’adattamento del 2004 con Romain Duris nel ruolo principale e con la presenza nel cast di Kristin Scott Thomas ed Eva Green (si trova su RaiPlay doppiato – cercate Arsenio Lupin).

Non mancano le trasposizioni per la TV, nella serie televisiva prodotta tra il 1971 e il 1974 (2 stagioni, 26 episodi). Georges Descrières ne veste i panni e lo rende un’icona elegante, sempre in giacca e cappello, che firma i suoi colpi con la consueta sicurezza. La serie completa, trasmessa anche in Italia, è ora disponibile su YouTube.

Ovviamente non è l’unico adattamento, negli anni successivi il personaggio è tornato ciclicamente, tra sequel e reboot.


Parallelamente alla fortuna francese, Lupin fa un viaggio molto più lungo.

In Giappone, a partire dal 1967, l’autore Monkey Punch crea un personaggio chiamato ルパン三世 Rupan Sansei (Lupin III), che si dichiara nipote del Lupin originale, seguendone le sue orme, ma il tono cambia: più scanzonato, più ironico, più incline alla commedia e all’azione spettacolare.

L’anime o come lo chiamavamo noi cartone animato diventa popolarissimo. La faccio breve perché non sono un’esperta e la produzione è vastissima; è iniziata infatti nel 1971 e si contano 6 stagioni ufficiali connotate dal colore della giacca del protagonista, l’ultima in ordine di tempo è del 2021 per un totale di 302 episodi!   Tra le tante trasposizioni, mi permetto di menzionare Lupin III - Il castello di Cagliostro di Miyazaki (ha firmato anche degli episodi del cartone animato), il crossover già menzionato nella scorsa puntata del 2023 con Occhi di gatto, disponibile su Prime, dove si trovano anche i live action Lupin III – il film del 2014 e lo spin off Jigen Daisuke

 

Questo doppio movimento – dalla Francia al Giappone e ritorno – si chiude in qualche modo con la serie Netflix, Lupin, uscita nel 2021 e interpretata da Omar Sy. Non è una trasposizione fedele dei romanzi, ma una reinvenzione intelligente.


Il protagonista si chiama Assane Diop, figlio di un immigrato senegalese, che scopre i romanzi di Lupin da bambino.Anni dopo, decide di usare quei trucchi per vendicare l’ingiustizia subita dal padre, accusato ingiustamente del furto di una collana e morto in carcere. La serie è ambientata a Parigi, tra i quartieri borghesi, il Louvre, le banlieue e i vicoli meno turistici.

Lupin - che conta attualmente di 17 episodi, con altri in produzione - ha avuto un successo immediato. La prima stagione è entrata nella Top 10 mondiale di Netflix e ha riacceso l’interesse anche per i romanzi originali, che sono stati ripubblicati.


La prima stagione, in particolare, ha colpito per l’interpretazione di Omar Sy, definita “magnetica” da più testate internazionali, e per la capacità della serie di attualizzare un personaggio letterario senza snaturarlo. Anche la seconda parte ha confermato il successo, con un ritmo più serrato, ambientazioni spettacolari. La terza ha debuttato addirittura con il 100% di recensioni positive, segno che l’interesse attorno alla serie non solo non è calato, ma si è consolidato, grazie anche alla costruzione di un mondo narrativo coerente.

In un’intervista riportata su Variety, l’attore ha ammesso di aver sempre voluto interpretare Lupin: “Se fossi inglese avrei detto James Bond, ma Lupin è il personaggio migliore: è divertente, spiritoso, molto elegante; c'è azione. Lupin è semplicemente il personaggio perfetto per spuntare tutti i ruoli dalla lista dei desideri. Puoi fare tutto con quel personaggio. È il ruolo perfetto.", Non è stata un trasposizione letterale, ma sicuramente si è tolto qualche soddisfazione!

 

Un elemento – sottolineato anche in alcune recensioni – che contribuisce fortemente al successo della serie è la musica. La colonna sonora è stata composta da Mathieu Lamboley. In un’intervista pubblicata su Tudum, il blog ufficiale di Netflix, il musicista ha detto di aver creato un sound speciale, "un mix tra musica contemporanea, hip-hop e un po' di classica. Quello che mi piace di Lupin è che il personaggio principale, Assane Diop, cerca di perpetuare l'eredità dei libri in tempi moderni. Ed è quello che ho cercato di fare con la musica: usare il mio background classico con archi e musica orchestrale, ma mescolandolo a un sound moderno." Questa cura per l’aspetto sonoro ha contribuito a rafforzare l’identità della serie, rendendola riconoscibile, anche perché ad ogni personaggio è stato creato un tema musicale che si mescola poi con gli altri e sottolineando l’umore della scena.

 

Visto che ci avviciniamo alle vacanze estive, vi segnalo che la casa di fine Ottocento di Maurice Leblanc a Entretat è diventata un museo dedicato a Lupin ed è visitabile (molti italiani su google si sono lamentati della mancanza di un’audioguida in italiano…ma credo che la visita – guardando le foto – resti piacevole).

A proposito di viaggi, vi anticipo che nella prossima puntata ci divideremo tra Danimarca e Scozia.

 
 
 

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