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  • Immagine del redattoreLaura Invernizzi

Whitechapel

Quarta stagione de Il divano chiama sempre con la sottoscritta per parlare di serie TV e annessi/connessi.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, volevo ringraziare quanti hanno scoperto questo podcast durante la pausa estiva o hanno semplicemente recuperato le puntate. Non sono molto brava a promuovermi e non faccio mille post sui social per ricordare quello che faccio, quindi per me è sempre una piacevole sorpresa quando vedo le statistiche!


Whitechapel è un distretto dell'East London, nel XIX e all'inizio del XX secolo era il centro della comunità ebraica di Londra, successivamente è diventato un importante insediamento per la comunità britannica del Bangladesh. A Whitechapel si trova la moschea di East London (una delle più grandi d’Europa) e il Royal London Hospital - l’attuale edificio è stato inaugurato nel 2012, sorto a poca distanza dallo quello storico che fu completato nel 1759. (fonte Wikipedia) Viene citato in una serie che ha avuto un discreto successo anche in Italia, Call the Midwife, tratta dall’autobiografia di una levatrice che operava nell’East London negli anni 50.

Fino a poco tempo si poteva visitare il museo dell’ospedale che ne raccontava la storia, ma ora è chiuso. Resta però la possibilità di avere accesso a cartelle cliniche o altro materiale conservato. (come ha fatto una scrittrice di cui parlerò dopo).


Whitechapel però si ricorda per due persone:

Joseph Merrick, affetto probabilmente da una malattia piuttosto rara - la sindrome di Proteo che provoca la crescita incontrollata di tessuti, ossa e pelle e che a causa della sua condizione divenne famoso come The Elephant Man (morì a soli 27 anni al London Hospital dove si trasferì dopo aver conosciuto il chirurgo Frederick Treves).

E Jack the Ripper, Jack lo Squartatore che tra il 31 agosto e il 9 novembre 1888 uccise 5 donne (ma potrebbero essere molte di più).

Un serial killer mai catturato - la cui identità resta un mistero - e che da allora alimenta congetture, studi, ma anche libri, film, serie TV.


Come segnala il sito casebook.org (il più grande archivio pubblico al mondo di informazioni relative a Jack The Ripper) sono molte le ragioni che hanno fatto sì che questo assassino sia ancora così popolare.

La stampa dell’epoca ha avuto un ruolo centrale nella vicenda, con aggiornamenti quotidiani sulle indagini, pubblicazioni di lettere e critiche alle istituzioni – le condizioni socioeconomiche e sanitarie del quartiere erano pessime.

La morte era un elemento tristemente presente quel periodo, ma parlare di omicidi in modo così approfondito era una cosa nuova - spiegano sul sito - in un periodo in cui sempre più persone erano in grado di leggere (ma se si osservano le prime pagine dei giornali dell’epoca i disegni particolareggiati degli omicidi permettevano di essere compresi da tutti), oltre al fatto che le persone si recavano sulla scena del crimine.

La stampa è in parte responsabile della creazione di miti intorno alla figura di Jack The Ripper (il nome deriva da una lettera scritta da qualcuno che affermava di essere l'assassino firmandosi così), arrivando addirittura a romanticizzarlo.

È anche un enigma intellettuale che le persone vogliono ancora risolvere, dato il mistero che avvolge tutta la vicenda (esiste anche un’associazione internazionale di Ripperlogi).


Se dovessi elencare tutto quello che è stato scritto o girato sul caso probabilmente finirei per fare un vuoto elenco della spesa, quindi vi rimando alla pagina di Wikipedia - in inglese che li raccoglie tutti o quasi perché mancano all’appello giusto un paio di serie che vi vado - finalmente penserà qualcuno - a raccontare.

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Joseph Chandler viene inviato a Whitechapel dal suo comandante per condurre le indagini sull'omicidio di una donna, ultimo step prima di essere promosso. Il primo impatto con la squadra ed in particolare con il Sergente Ray Miles non è delle migliori…hanno stili diversi. Ordinato e preciso il primo, cinico il secondo che pensa di avere a che fare con un ispettore di carta – formato solo sui libri, ma lontano dalla realtà e soprattutto di passaggio, quindi non interessato a sporcarsi le mani.

Le cose si complicano quando avviene un secondo omicidio e si presenta Edward Buchan, esperto di storia che porta una strampalata teoria: l’assassino sta replicando gli omicidi di Jack The Ripper.

Questa è il caso contenuto nelle prime 3 puntate di Whitechapel, serie di ITV andata in onda tra il 2009 e il 2013. Caratteristica comune nelle 4 stagioni, casi di omicidi in qualche modo ispirati crimini storici.


I nomi di alcuni dei personaggi sono tratti da persone reali associate agli omicidi del 1888, ma nella serie non c’è esaltazione dell’assassino, anzi ad un certo punto Buchan si sente responsabile di aver fomentato – attraverso la sua attività di storico e divulgatore – questo emulatore.

In un vecchio articolo sono riportate le parole di Laura Mackie, allora direttrice della sezione drama di ITVWhitechapel è una versione molto moderna del genere poliziesco che combina l'intrigo vittoriano del caso originale con lo sfondo suggestivo di un contemporaneo East End di Londra. Non si tratta semplicemente di ricreare sanguinosamente gli omicidi dello Squartatore, ma piuttosto di concentrarsi sui tre personaggi principali al centro della storia.

Lo avevamo accennato anche nella puntata 51 – Perché amiamo il crime?


Whitechapel non è stato particolarmente apprezzato dalla critica, l’ho rivisto di recente per rinfrescarmi la memoria, risente degli anni trascorsi, ma resta comunque interessante.

In Italia è disponibile gratuitamente su Pluto TV in italiano o in inglese su Plex (in questo caso sono disponibili sono 2 delle 4 stagioni)

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Se Whitechapel è ambientata nel 2008, Ripper Street – serie di BBC One - invece ci riporta nel 1889, qualche mese dopo gli omicidi di Jack The Ripper.

La divisione H e il suo detective Reid (anche qui il nome e ruolo sono tratti dalla realtà) sono alle prese con alcune morti sospette che fanno pensare al ritorno del serial killer. La storia prende poi una via completamente diversa rispetto a quei fatti, svelando sempre di più la vita e le ombre dei personaggi principali a partire da Reid che si immerge completamente nel lavoro cercando di dimenticare la scomparsa della figlia e il fallimento delle indagini per la cattura di Jack The Ripper. Ad Interpretarlo Matthew Macfadyen che molti ricordano nel ruolo di Darcy nella versione cinematografica di Orgoglio e Pregiudizio.


La serie che si compone di 5 stagioni per un totale di 37 episodi è stata girata a Dublino e non a Londra anche se alcuni riferimenti a quei luoghi originali restano, come la stazione di polizia e il pub The Brown Bear che si trovano in Leman Street.

È passato diverso tempo da quando ho visto la serie, me la ricordo cruda e violenta, come lo era l’epoca in cui sono ambientati i fatti – e tra poco ci torniamo.

La prima stagione – l’unica trasmessa in Italia nel 2013 – si trova gratuitamente su Pluto TV e su Rakuten.


Tornando a Londra, a poca distanza da Leman Street, al 12 di Cable Street sorge il Jack The Ripper Museum.

La storia è un po’ particolare e ha mosso critiche non solo per il soggetto ma soprattutto per il fatto che l’idea iniziale fosse completamente diversa: un museo sulla storia delle donne, mentre ci si è ritrovati all’inaugurazione del 2015, un museo su un serial killer.

L’ho visitato – è abbastanza piccolo - ci sono ricostruzioni di ambienti, con alcuni elementi originali che ti fanno entrare nella scena e nella storia. Sicuramente non è adatto a tutti, ma non ho avuto l’impressione che fosse una celebrazione di un criminale.

I pannelli spiegano la vita in quel periodo e quanto accaduto dopo. Vi riporto una traduzione:

Alcuni miglioramenti all'East End hanno seguito i crimini di Jack lo Squartatore. Baraccopoli come Flower e Dean Street sono stati sgomberati e sostituiti con abitazioni modello. Gli ostelli comuni diminuirono e con esse la prostituzione e la criminalità.

Nel 1890 il London County Council iniziò a sostituire i bassifondi con alloggi popolari appositamente costruiti. I nomi delle strade in cui Jack The Ripper uccise le sue vittime furono cambiati. Tuttavia, la povertà e il sovraffollamento persistevano e nel 1901 Dorset Street era ancora descritta come "La peggior strada di Londra".


C’è inoltre la ricostruzione della stanza di un pittore molto noto in Gran Bretagna: Walter Sickert

A spiegarci chi è e perché viene tirato in ballo è Patricia Cornwell nel libro: Portrait of a Killer: Jack the Ripper—Case Closed (Ritratto di un assassino: Jack lo squartatore - Caso chiuso, Mondadori, 2002).

Non è un caso per la sua Kay Scarpetta… o meglio all’inizio delle sue ricerche pensava potesse forse tornarle utile per qualche romanzo, ma le cose sono andate diversamente.

Non aveva mai letto nulla di questo serial killer, ma invitata a Scotland Yard conosce il vicecommissario John Grieve, il più famoso agente investigativo della Gran Bretagna ed esperto dei crimini di Jack The Ripper che la indirizza verso il pittore.

Da qui partono ricerche e studi. In un’intervista uscita poco dopo la pubblicazione del saggio ha detto che il costo sostenuto si aggirava sui 6 milioni di dollari.


Sull’argomento ha poi dato alle stampe altri due libri: nel 2014 Chasing the Ripper, uno sguardo personale e rivelatore su com'è stato per la Cornwell perseguire il caso di omicidio più clamoroso della storia criminale e anche le reazioni che non sono state benevoli nei suoi confronti (ho detto stampe, ma in realtà questo libro si trova solo su Kindle).

Mentre nel 2017 esce Ripper: The Secret Life of Walter, una nuova edizione rivista e ampliata per includere otto nuovi capitoli, mappe dettagliate e centinaia di immagini. Entrambi non sono stati tradotti in italiano.

A quanti dicono si tratti solo di coincidenze lei risponde con la frase dell'esperto di profili psicologici dell'FBI, Ed Sulzbach: "In realtà, nella vita si verificano pochissime coincidenze. E dire che una coincidenza dopo l'altra e dopo l'altra sono solo coincidenze è semplicemente un'idiozia".


La Cornwell ha davvero scoperto la verità o invece a furia di voler trovare connessioni alla fine ha perso la sua obbiettività falsando i risultati?

Mah… in ogni caso consiglio la lettura di Ritratto di un assassino perché più che da altre parti (ho visto alcuni documentari su Jack The Ripper) la descrizione particolareggiata della sua tesi – l’analisi delle lettere – spesso liquidate come false - ma anche della società dell’epoca permette una comprensione più ampia di quanto accaduto e perché non sia stato mai identificato e preso.

Sicuramente le vittime – e lo sottolinea spesso anche lei – meritano di avere giustizia.


Da un sondaggio del 2006 della rivista BBC History Jack lo Squartatore risulta il peggior britannico della storia.


Se volete saperne ancora di più di Walter Sickert si è da poco conclusa al Tate la più grande retrospettiva del pittore…purtroppo ne sono venuta a conoscenza dopo il mio breve soggiorno a Londra, ma qualcosa si trova ancora sul sito del museo.

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