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  • Immagine del redattoreWilma Viganò

Viale Sarca - 2

Aggiornamento: 11 ott 2021

PIRELLI: EVOLUZIONE DI UN’IMPRESA


La scorsa settimana ci eravamo lasciati in viale Sarca dopo aver visitato Villa Torretta e la Torre Breda. Bene, ripartendo da quest’ultima, giriamo l’angolo e percorriamo un centinaio di metri lungo via Chiese per raggiungere l’Hangar Bicocca, una nuova tappa di questa nostra passeggiata dedicata alla mutazione (tra virgolette) di grandi aree industriali in aree culturali. Qui si intrecciano storia e lungimiranza di una delle grandi Aziende di Milano: la Pirelli.

Fondata nel 1872 per la produzione di cosiddetti “articoli tecnici” di caucciù vulcanizzato, aveva la sua prima fabbrica nell’area di Ponte Seveso, proprio dove oggi sorge il mitico Pirellone. Il boom scoppiò con l’invenzione del pneumatico da bicicletta e ben presto l’azienda si vide felicemente costretta a trasferirsi in spazi ben più ampi. Venne scelta la zona lungo viale Sarca dove, su un vastissimo territorio, vennero costruiti, all’inizio del ‘900, i nuovi stabilimenti con tanto di residenze per i lavoratori. Oggi le attività produttive sono state delocalizzate e le strutture industriali reinventate.

E là dove c’era una fabbrica di locomotive, sorge oggi una delle più vaste ed importanti Fondazioni europee per la produzione e promozione dell’arte contemporanea. 15.000 metri quadrati riconvertiti in aree espositive, servizi pubblici, ed attività didattiche di ogni genere e livello, a partire da quelle per i bambini. L’accesso è totalmente gratuito e guidato da cortesissimi operatori ed operatrici culturali che senz’altro facilitano l’approccio ad un argomento un po’ ostico quale può essere l’arte contemporanea.

Hangar Bicocca - Fausto Melotti, La sequenza - Wilma Viganò

Già l’impatto esterno è notevole. Ti dà infatti il benvenuto una possente installazione di Fausto Melotti, La sequenza, che spunta da un giardino di graminacee. Una sorta di Stonhenge post industriale, costruita con moduli identici in ferro piazzati a tre livelli di profondità. La struttura dell’hangar è quella originale, con mattoni a vista, ma resa soffice da comode “sedute” piazzate tutt’attorno che danno sul caffè e su un elegante ristorante con vetrate. All’interno tre spazi, lo Shed, le Navate e il Cubo, dove ogni progetto espositivo è concepito in stretta relazione con l’architettura dell’edificio ed accompagnato da un programma di eventi collaterali e di approfondimento.


E posso testimoniare che tutte le mostre che mi è capitato di visitare sono sempre state di altissimo livello. Ma l’ambiente forse più coinvolgente è un’area delle Navate che ospita i Sette Palazzi Celesti di Hanselm Kiefer appositamente creati per questo spazio nel 2004. Ispirato ai Palazzi descritti in un antico trattato ebraico in cui si narra il simbolico cammino di iniziazione spirituali di colui che vuole avvicinarsi al cospetto di Dio, le torri intendono rappresentare le rovine dell’Occidente dopo la seconda guerra mondiale. Realizzate in cemento e piombo, pesano 90 tonnellate ciascuna con altezze variabili tra i 14 e i 18 metri. Uno dei “must” della Milano d’oggi da visitare. All’uscita val la pena di svoltare verso il muro posteriore dell’Hangar per ammirare, fin che resiste, il divertente murale (mille metri quadri) degli Osgemeos, i gemelli brasiliani di origine italiana che hanno trasformato la parete in un vagone delle metropolitana milanese alla quale è attaccato un ragazzo con felpa e zainetto.


Dall’Hangar attraversiamo la strada e ci ritroviamo in una modernissimo palazzo tutto acciaio e vetri che ospita l’Archivio Storico della Pirelli: oltre 3 kilometri di documentazione sulla storia e l’attività del gruppo dalla sua fondazione a oggi. Uno straordinario patrimonio di foto, documenti, pubblicazioni, audiovisivi, oggetti di ogni genere, dichiarato Bene Culturale dallo Stato e visitato ogni anno da migliaia di persone, con le mattinate generalmente dedicate a laboratori per le scolaresche. Vi si possono trovare curiosità ed attrazioni di ogni genere. Per citarne un paio, vi è conservato un grande mosaico denominato “La ricerca scientifica” che accoglieva i visitatori all’Expo di Torino del 1961. Realizzato dai mosaicisti dell’Accademia di Ravenna, era stato ideato da Renato Guttuso, del quale si conserva ancora il cartone originale. E poi, per la Milano pubblicitaria, le scarpe rosse indossate da Carl Lewis per la notissima campagna pubblicitaria internazionale del 1994: un paio di decolletés rosse tacco 12, del numero 47 ad occhio, indossate dal fenomenale atleta ai blocchi di partenza dei 200 metri.


Lasciato l’archivio storico, possiamo ammirare al di là del giardino una delle più straordinarie riconversioni di Milano : la vecchia torre di raffreddamento dei pneumatici Pirelli costruita nel 1950 per il riutilizzo del vapore di lavorazione e letteralmente inglobata dopo mezzo secolo nel cosiddetto edificio HQ, cioè headquarters, la nuova sede del quartier generale del Gruppo. Realizzato dallo studio Gregotti Associati nel 2003, l’edificio è costituito da 3 lati destinati agli uffici, mentre la quarta fronte, rivolta verso la Bicocca degli Arcimboldi, è chiusa da un’enorme vetrata di 1.800 metri quadri del peso di 168 tonnellate. Al piano terra della torre si nasconde un grande, coloratissimo ed avvolgente auditorium, mentre l’ultimo piano ospita un eliporto.

Bicocca degli Arcimboldi - esterno - Wilma Viganò

Questo avveniristico edificio ci introduce all’ultima meta di questa passeggiata: la Bicocca degli Arcimboldi. Nel ‘400, come già detto, era un avamposto militare e val la pena di ricordare che i francesi usano l’espressione “Quelle bicoque!” a significare un disastro, una débacle a ricordo della batosta che subirono da parte degli spagnoli il 27 aprile 1522 proprio qui accanto. Nel ‘500 la Bicocca divenne il casino di caccia della famiglia degli Arcimboldi. Situata nella foresta tra Milano e Monza, ospitava la vita di campagna di dame e cavalieri. Gli Arcimboldi si erano trasferiti a Milano da Parma nel 1422 affermandosi ben presto come una delle famiglie più potenti della città, tanto che ben due appartenenti alla casata furono nominati Arcivescovi. Nel ‘700 la famiglia si estinse e la Bicocca passò di mano in mano, di famiglia in famiglia, per approdare all’inizio del Novecento alla Pirelli che già aveva acquisito gli spazi tutt’attorno.

Ridotta a un rudere, dopo un primo restauro venne utilizzata come casa-collegio per orfani e ciechi di guerra, poi come “scuola all’aperto” per alunni disagiati, ed infine come asilo per i figli dei dipendenti. Finché negli anni ’50 la Pirelli ne commissionò il totale restauro all’archistar del momento, l’architetto Piero Portaluppi (quello della Casa degli Atellani e del Planetario per intenderci), che reinventò tutta la struttura riportandola al ruolo originale di “villa di delizia” con un intervento molto articolato, complesso e, diciamolo, un po’di fantasia.

L’ispirazione di base è il Quattrocento lombardo, arricchito però da strutture e decori di ogni genere, come lo scalone d’onore che accoglie gli ospiti all’ingresso, piuttosto che i vari temi, i fregi e i simboli che si succedono nelle stanze. Come il sole, che appare più volte nella tipica rappresentazione dell’Umanesimo lombardo ad illuminare la popolarissima preghiera “Semper in Dio”, piuttosto che il motto “Sempre el Dovere” che ricorre nella grande stanza al pianterreno.Valori e simboli etici e religiosi un po’ dappertutto ma umanizzati e alleggeriti da cornici di foglie e frutta, fiori, melograni e grappoli d’uva.

Bicocca degli Arcimboldi - Sala delle Dame - Wilma Viganò

Al piano superiore altri simboli – soprattutto i nodi – strettamente legati al mondo leonardesco. In quella che si ritiene fosse la stanza del padrone di casa, i nodi diventano il motivo dominante della decorazione, rincorrendosi asimmetricamente lungo le pareti e per esplorare la sterminata simbologia del numero 12. Da un corridoio si accede quindi all’equivalente femminile della stanza del padrone: la Sala delle Dame. Qui gli affreschi, pur se di autore anonimo, sono considerati uno dei migliori cicli di affreschi lombardi di tutto il XV secolo.

Vi si racconta lo scorrere lento della giornata di una nobildonna in vacanza: le ancelle che addolciscono il risveglio suonando e cantando, che spazzolano le lunghe chiome, i lavori di taglio e cucito, il gioco della dama… Sino all’ultima parte che ci saluta con le ragazze che preparano il letto per un’altra notte in campagna. E più avanti ancora la Sala del Camino, destinata alle feste e alle danze: un ampio salone dal pavimento in cotto e soffitto a cassettoni, scandito a metà da un grande camino cinquecentesco in arenaria e decorato con i motivi araldici della famiglia Arcimboldi. Oggi salette e saloni sono diventati la sede di rappresentanza della Pirelli ed ospitano convegni ed incontri d’affari.

E’ la Milano che cambia. Ed è giusto così.

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