LA CENTRALE DELL’ACQUA E LE VEDOVELLE
“L’accesso all’acqua è un obbiettivo comune. Esso è un elemento centrale nel tessuto sociale, economico e politico del Paese, del continente, del mondo. L’acqua è democrazia”.
Con queste parole di Nelson Mandela vorrei accompagnarvi in una passeggiata per Milano che, partendo da un luogo ben preciso, vi può portare tutt’attorno alla città.
Anche senza un fiume importante, Milano è città d’acqua. Già nel Duecento Bovesin de la Riva raccontava “Una fossato di sorprendente bellezza e grandezza circonda questa città da ogni parte, non una palude o uno stagno putrido, ma l’acqua viva delle fonti, popolata di pesci e gamberi…”. Fiumi minori, canali, acque di falda e un incredibile numero di fontanili e rogge… tutto scrupolosamente organizzato, hanno da sempre rappresentato la principale fonte di vita della città, l’elemento indispensabile per la conquista della prosperità. Il cosiddetto “Modello Milano” non è cosa di oggi. Per fortuna questa ricchezza non è andata dispersa nei secoli e ancor oggi a Milano “l’acqua del Sindaco”, come viene chiamata quella che sgorga dai rubinetti di casa, è sacra.
Per tutte queste ragioni vi invito alla visita della Centrale dell’Acqua, una bellissima struttura ancora poco conosciuta, che celebra passato, presente e futuro dell’acqua di Milano. La potete trovare in via Cenisio al 39, dalle parti di piazza Firenze. Progettata e gestita dalla MM, è uno spazio su tre piani ricavato in maniera impeccabile da una storica centrale di pompaggio costruita nel 1906.
Oggi l’edificio ristrutturato espone nel seminterrato antichi impianti idrici, mentre il livello superiore e quello mezzano, collegati da luci e arredi sui toni del bianco e azzurro, conducono i visitatori in un viaggio immersivo (è il caso di dirlo) alla scoperta del mondo dell’acqua e della sua gestione. Dappertutto sale e salette, esposizioni ed esperienze virtuali che possono condurvi in una navigazione sui Navigli, oppure in laboratorio dove un tecnico in camice bianco vi presenta le sue analisi, piuttosto che a fare una gita - e perché no? – nelle fognature che corrono sotto la città.
Semplici visitatori, studenti, ricercatori ed esperti del settore si incontrano nell’elegantissimo auditorium centrale per laboratori, giochi, e momenti di confronto e discussione.
Qui si imparano tante cose. Alcune di cui andare orgogliosi. Come il fatto che tutta l’acqua di Milano è tuttora prelevata esclusivamente dall’antica falda citata da Bovesin de la Riva attraverso più di 500 pozzi, e che dopo essere stata trattata viene distribuita alla città tramite 2.200 Km. di tubature, la distanza tra Milano e Il Cairo tanto per dare un’idea. Una volta utilizzata l’acqua viene dirottata nelle fognature, ripulita e rimessa in circolo per essere riutilizzata in agricoltura. Il miglior circolo virtuoso a livello europeo.
L’acqua è preziosa e non bisogna quindi dimenticare che per fare un bagno consumiamo in media 140 litri, per fare un doccia 70 litri e per lavarci le mani circa un litro e mezzo. Per non parlare dello sciacquone che fa scorrere 10 litri ogni volta che lo utilizziamo. Occorre quindi imparare pratiche virtuose, come per il lavaggio dei denti. Se ne consumano infatti 2 litri se si chiude il rubinetto quando non serve, mentre se lo si lascia scorrere se ne vanno 30 litri. Altro confronto: per produrre un chilo di carne servono 15.000 litri d’acqua, mentre per una pagnotta ne bastano 100. Tutte informazioni che vengono insegnate alla Centrale dell’Acqua alle scolaresche in visita, oppure discretamente riportate lungo il percorso, e contenute nell’abbondante materiale informativo a disposizione di tutti.
Prima di uscire non mancano, nella migliore tradizione dei musei moderni, book shop e gift shop. Molto belle e poco costose le borracce multicolori col simbolo del Comune di Milano. Insomma, un luogo un po’ diverso assolutamente da visitare. Ingresso gratuito da lunedì a venerdì, dalle 10 alle 18 e, ogni tanto, aperture straordinarie.
Ma un racconto sull’acqua di Milano non sarebbe completo se non parlassimo delle “vedovelle”, le fontanelle civiche di acqua potabile sparse per la città che, dal 1931, dissetano i milanesi. Secondo l’ultimo censimento sarebbero 564, ma il numero è variabile. Tutte realizzate in ghisa (tranne una), dal dopoguerra sono state dipinte nel tipico colore verde ramarro tanto da guadagnarsi il soprannome di Drago Verde. In passato, un tipico invito dei milanesi risparmiosi era: “Ti offro da bere al Bar del Drago Verde”!
La capostipite delle fontanelle è in piazza della Scala, incorniciata sul terreno da un’elegante greca in mosaico. In onore della primogenitura, è l’unica ad essere totalmente in ottone dorato e non in ghisa. Disegnata da Luca Beltrami (l’architetto che ricostruì il Castello e tanti altri edifici della Milano ottocentesca) ha la bocca di drago ispirata da uno dei doccioni del Duomo.
Anche se talvolta l’acqua delle vedovelle scorre in continuazione non va sprecata. Viene infatti indirizzata verso i depuratori e impiegata dai consorzi agricoli per l’irrigazione dei campi a sud della città.
Per chi le ama molto e desidera impiantarne una in giardino, alcuni portali di impiantistica idraulica on line offrono Draghi Verdi a partire da 596 euro “full optional”, funzionanti e certificati. E per chi volesse dare la caccia a tutte le vedovelle della città – magari in bicicletta – è disponibile una mappa delle fontanelle di Milano realizzata da ATM con il Patrocinio del Comune.
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