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  • Immagine del redattoreLaura Invernizzi

The Plot Against America

Distopia parola composta dai termini greci "δυς-" (dys) = "cattivo", e "τόπος" (topos) = "luogo" è (fonte Wikipedia): una descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, ma prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come altamente negative, in cui viene presagita un'esperienza di vita indesiderabile o spaventosa.

Secondo l'Oxford English Dictionary, il termine fu coniato nel 1868 dal filosofo John Stuart Mill, i testi distopici appaiono come opere di avvertimento, o satire, che mostrano le tendenze negative attuali svilupparsi sino a raggiungere dimensioni apocalittiche.


Perché questa premessa? Per parlare di The Plot Against America - Il complotto contro l’America, serie TV in 6 puntate che debutterà il 24 luglio alle 21:15 su Sky Atlantic e Now TV.

Avevo già in programma di parlarne prima della chiusura di stagione, è uscita negli Stati Uniti su HBO a marzo, poi si è avuta conferma della data di rilascio in Italia a maggio, ma causa Covid anche i doppiaggi erano stati sospesi e quindi eccoci qui.


È tratta dall’omonimo romanzo di Philip Roth del 2004 e racconta attraverso gli occhi di un bambino di sette anni la vita della sua famiglia (ebrea) a Newark dal giugno 1940 all’ottobre 1942


Eravamo una famiglia felice nel 1940”, riporta il testo, poi accade qualcosa di inatteso: un aviatore, eroe della 1° Guerra Mondiale - Charles Lindbergh si candida alla presidenza degli Stati Uniti contro il presidente uscente con la motivazione “di difendere la democrazia americana impedendo all’America di partecipare a un’altra guerra mondiale (ovvero appoggio all’Inghilterra contro la Germania nazista). La vostra scelta è semplice. Non tra Charles A. Lindbergh e Franklin Delano Roosevelt. E’ tra Lindbergh e la guerra.


Messa così sempre una cosa di buon senso, no? Evitare una guerra.

Il problema però è la vicinanza dell’aviatore a Hitler e le continue allusioni al fatto che la guerra sia degli ebrei.

La vittoria di Lindbergh arriva e con questa una serie di cambiamenti nella vita della famiglia Levin (Roth nel libro, come l’autore) composta da Bess, la madre, Herman, il padre e due figli Monty e Philip ma figure importanti sono Alvis, il nipote e la sorella (maggiore nella serie) di Bess, Evelyn.


Sapete che confronto spesso gli adattamenti cinematografici/televisivi coi libri da cui sono tratti e da questo punto di vista mi ha aiutato molto il podcast creato dalla stessa HBO (che consiglio di ascoltare dopo la visione della serie per cogliere ogni sfumatura) in cui è presente David Simon, uno dei creatori ed executive producer che dialoga con Peter Sagal spiegando le singole puntate, la parte creativa e di adattamento. Ci svela che è stato lo stesso Roth incontrato proprio durante l’inizio della stesura (è morto a maggio 2018) a chiedere il cambio dei cognomi, visto che aveva usato quello della sua famiglia. Simon spiega anche la scelta di non usare il punto di vista del bambino Philip (ne avrebbe limitato lo sviluppo della storia) qui invece prende in considerazione tutti i protagonisti, raccontando e spiegando quello che vivono e includendo anche aneddoti personali come sottolinea Nick Allen su Vulture.


Come avviene per le opere di finzione, ci sono diversi livelli di lettura ed indubbiamente ci sono cose che balzano agli occhi in maniera più o meno evidente alla luce di quello che si vive nella realtà.

Nel 2013 fu proposto a Simon di adattare The Plot Against America per la TV, ma gli sembrava una storia non pertinente rispetto all’America di Obama, ma è tornato sull’idea con Trump.

E il fatto che utilizzi i termini America First che ricordano molto quelli degli anni 40 fa un po’ riflettere.

La scelta di un finale diverso rispetto al libro (non dico altro) si può leggere nella prospettiva delle prossime elezioni in America, ci tiene a sottolinearlo Simon sempre nel podcast (ma anche in alcune interviste che ho letto e visto).

"La democrazia richiede un lavoro costante e per combattere i totalitarismi il minimo che si possa fare è votare, non per i propri interessi, ma per il bene della collettività e parlare apertamente…avere il coraggio di farlo".

Si vede molto bene nella serie con Herman, il padre che non esita ad esternare il suo disappunto, a far emergere anche le piccole ingiustizie che stanno subendo gli ebrei.

Dall’altra parte c’è un altro ebreo, il rabbino Lionel Bengelsdorf (interpretato da John Turturro) che non vede nella politica di Lindbergh l’antisemitismo, anzi collabora al programma Just Folks, progetto di integrazione degli ebrei nella società ma che di fatto ha lo scopo di separare i genitori dai figli, come avviene per Monty.

Come se non bastasse Herman deve fare i conti col fuoco amico di Evelyn (interpretata da Winona Ryder), divenuta moglie del rabbino.


La serie ha riscosso numerosi consensi: vi cito un paio di recensioni:

Sara De Santis su Seriangolo scrive: “David Simon non perisce affatto davanti alla complessità del romanzo, ma lo esalta facendo esattamente quello che più gli riesce: rendere il materiale che ha per le mani, plasmarlo e farlo diventare suo. Ad aiutare nell’adattamento, c’è sicuramente anche la scelta del casting, per cui ogni attore è perfetto nel proprio ruolo, dal principale alla singola apparizione. Non c’è una sbavatura né registica né di scrittura, è tutto calibrato alla perfezione, senza mai essere né indulgente o ingiusto, lasciando che sia proprio la storia a parlare e quindi lo spettatore a giudicare.”


Darren Franich su Entertainment Weekly (commento riportato anche su Wikipedia) sostiene che

The Plot Against America costruisce la sua visione/idea di oppressione gradualmente. L’ultima ora (cioè la sesta puntata) è di una tensione mai vista prima d’ora tale da togliere il fiato che ti accompagna in un cupo viaggio nella campagna in fiamme.


Insomma sicuramente merita la visione - anche per chi come me ha abbandonato The Man in The High Castle perché mi metteva troppa angoscia - come del resto merita il podcast per saperne di più ma ovviamente anche il libro (che contiene anche un postscriptum con note per il lettore, la vera cronologia dei personaggi principali, altri personaggi storici del libro e un po’ di documentazione).

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