Storie di uomini difficili
- Laura Invernizzi
- 13 ott 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Prima puntata della terza stagione de Il divano chiama (finalmente direbbe qualcuno visto un silenzio durato tre mesi) e come accade per serie TV è necessario – anche se non indispensabile – il riassunto delle puntate precedenti o meglio quello che mi ero ripromessa di vedere/fare durante i mesi estivi.
Si dice: “La strada dell’inferno (o forse l’inferno stesso) è lastricata di buone intenzioni” e io sento già il calore delle fiamme perché sono venuta meno a quanto dichiarato in Compiti per le vacanze. The West Wing non l’ho ancora visto, per Boris sono ferma alla prima stagione avendo iniziato solo pochi giorni fa, ITSArt non pervenuta, sito Radio Tomoko in elaborazione, ma sto guardando le seconde stagioni di Truth Be Told e The Morning Show (un po’ perplessa su entrambe), ottenuto la certificazione del corso online promosso da Detect e fatto una full immersion del Festival delle Serie TV in Triennale a fine settembre.
Di questi ultimi due macro argomenti avrò modo di parlarvene diffusamente nelle puntate che seguiranno perché non sarà un semplice resoconto, ma come spesso accade quando vengo a conoscenza di tanti concetti (a volte molto diversi da loro) ho voglia di analizzarli e integrarli con quanto ho personalmente visto, letto ecc.

E a proposito di letture il tema che ho scelto per inaugurare la nuova stagione è un libro: Difficult Men. Dai Soprano a Breaking Bad, gli antieroi delle serie TV – Brett Martin uscito nel 2018 per Minimum Fax (in collaborazione con TiVù srl).
Dalla sinossi mi sarei aspettata un approfondimento diverso sugli uomini difficili – che nel caso delle crime fiction io definisco “detective stropicciati” ma non ne sono stata minimamente delusa.
In primis perché il testo è scorrevole – cosa non scontata per la saggistica, spesso più per addetti ai lavori che per semplici appassionati - e poi perché si tratta di un vero e proprio dietro le quinte di alcune serie che hanno fatto la storia (recente) della Tv americana.
Molti elementi hanno contribuito al cambiamento di passo (nel libro si parla di Terza età dell’Oro della TV) e a serialità – fino a quel momento - mai viste prima.
“La nuova generazione di serie tv proponeva storie molto più controverse e intricate di quelle viste fino ad allora in televisione, da sempre preoccupata di accontentare il pubblico più vasto possibile e il maggior numero di sponsor – ci viene detto in Diffult Men - stavano cambiando anche le strutture narrative. Le stagioni delle serie cable duravano meno di quelle dei network tradizionali (dodici o tredici episodi contro una media classica di ventidue): era soltanto l’inizio, ma era senza dubbio un elemento importante. Meno episodi significavano più tempo e meticolosità nella scrittura di ciascuno, e implicavano storie seriali più serrate e mirate. Ma un numero minore di episodi a stagione significava anche ridurre il rischio economico per il network, a favore di un maggiore azzardo creativo sullo schermo.”
E chi c’è dietro a questi azzardi creativi? Si sente spesso parlare – l’ho fatto anche io - di showrunner, ma forse non sempre abbiamo idea del lavoro a monte non solo di chi lo ha pensato per primo – di cui parliamo dopo - ma di chi collabora alla stesura all’interno delle writers’ room.
“Seduta intorno al tavolo – si legge ancora nel libro - c’è quasi sempre una persona più giovane delle altre, l’assistente degli sceneggiatori, che trascrive febbrilmente al pc tutti i progressi stabiliti. È apparentemente l’unica persona impegnata a fare qualcosa che il resto del mondo identificherebbe come un «lavoro». Almeno nelle prime fasi, infatti, una writers’ room efficiente deve usufruire dei vantaggi creativi della procrastinazione, affinché i suoi componenti abbiano il tempo di conoscersi, scambiarsi idee e ragionare insieme sugli argomenti e sulle incongruenze narrative. Gli showrunner più bravi incoraggiano questa fase di temporaggiamento. Soltanto in seguito si passa al momento della costruzione della storia, in cui si struttura ogni singola scena.
[….] L’obiettivo finale, anche se non viene detto apertamente, è ottenere qualcosa che vada al di là della sceneggiatura su commissione, ma che sia piuttosto il frutto di una comunione creativa."
Potrei proseguire ulteriormente con estratti dal libro sull’argomento writer’s room, pilot, stagioni, ma verrebbe un audiolibro e probabilmente avrei qualche problema di violazione del copyright!
Passiamo oltre o meglio facciamo un ulteriore passo indietro e andiamo a conoscere chi ha ideato queste serie dai protagonisti così particolari e problematici…uomini.
Pauline Kael scrisse che “è un tentativo da parte di maschi adulti di giustificare il fatto che affrontino soltanto quella ristretta gamma di esperienze che risalgono alla loro infanzia e adolescenza: a quel periodo, insomma, in cui la mascolinità sembra così importante.”
E a leggere le bio degli autori/showrunner riportate nel libro è impossibile darle torto.
David Chase che ha dato vita a I Soprano è cresciuto in una famiglia italoamericana e aveva un brutto rapporto con la madre.
A proposito di questa serie, è uscito il 1° ottobre - nelle sale e tramite HBO Max - The Many Saints of Newark, film prequel che vede nei panni del giovane Tony Soprano Micheal Gandolfini (figlio di James Gandolfini, protagonista della serie e morto a Roma nel 2003). Anche se in molti vorrebbero un reboot o spin-off de I Soprano Chase resta per ora fermo sulle sue posizioni, al massimo sviluppare ulteriormente le ambientazioni e la storia di Newark negli anni 60-70, ma gli piacerebbe fare altro (ha firmato un contratto di 5 anni con HBO e nel cassetto ha una serie sulla storia di Hollywood che non è ancora riuscito a realizzare).
Il percorso lavorativo di David Simon – giornalista del Baltimore Sun che successivamente ha seguito per un anno l’unità omicidi del dipartimento di polizia di Baltimora – gli ha permesso di scrivere un libro e tre serie. In particolare The Wire (in collaborazione Ed Burns) serie TV che ha per tema il traffico di droga, corruzione e degrado andata in onda tra il 2002 e il 2008.
Proprio recentemente si è tornati a parlare di questa serie per la morte di Micheal K Williams (Omar Little in The Wire).
Sicuramente non ha un passato nella produzione di metanfetamine Vince Gilligan, creatore di Breaking Bad, ma fin da piccolo è stato incoraggiato a sviluppare le sue doti creative.
“Se tutto ciò che David Chase ha fatto aveva a che fare con sua madre", ha detto una persona che ha lavorato a stretto contatto con entrambi, "tutto ciò che ha fatto Matthew Weiner riguardava il padre." L’ideatore di Mad Men è infatti cresciuto in una famiglia dall’educazione molto rigida (la TV era vietata) e decisamente competitiva.
Competizione che inevitabilmente emerge nella serie che tutti ora considerano importante nella storia della televisione, ma il cui copione ha ricevuto per anni rifiuti e porte chiuse. Indubbiamente questo ha inciso sulla cura e l’attenzione nei dettagli, la ricerca dell’atmosfere e scenografie della serie che ricordo è ambientata tra il 1960 e il 1970.
Come ho detto all’inizio un libro molto interessante sotto diversi punti di vista anche per chi non ha mai visto queste serie (contiene qualche spoiler, ma secondo me non pregiudica la visione).
Quindi una conferma della qualità dei libri della categoria SuperTele di Minimum Fax e una piacevole scoperta per Difficult Men menzionati qui. Attingerò sicuramente ancora da questo libro.
Concludo con una frase di David Chase:
“Durante la prima stagione metti in pratica tutte le idee più facili, le prime che ti sono venute in mente. Poi, nella seconda stagione, dai vita a un’altra ondata delle idee migliori che hai avuto. Ma ogni anno diventa sempre più difficile non ripetersi e tirare fuori qualcosa che risulti originale e diverso da ciò che si è già visto.”
È una sfida anche per Il divano chiama che pur essendo spesso slegata dalla corsa alle recensioni di serie recenti, vorrei continuasse ad offrire contenuti interessanti, nuovi sia per gli appassionati, ma anche a semplici curiosi e fruitori occasionali di serie TV.
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