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Immagine del redattoreLaura Invernizzi

Serie TV e giornalismo

Rivendicare il giornalismo come lavoro rispettabile.

Un notiziario notturno che metta su un dibattito, degno di una grande nazione.

Educazione, rispetto ed il ritorno ad una cosa molto importante...la morte dell'arroganza, del gossip e del voyeurismo.

Dire la verità a degli stupidi. No ai sondaggi demografici.

Un luogo che possiamo raggiungere tutti insieme.

Ci stiamo avvicinando ad un punto critico. So che ne sei consapevole.

Sarà un grandissimo confronto


In questi giorni intensi e critici per la salute pubblica e il modo in cui sono affrontate le comunicazioni da parte dei mezzi di informazione, mi hanno fatto riflettere ancora una volta sul giornalismo.

Ho tirato fuori dall’armadio due serie TV molto diverse tra loro, una da me molto amata The Newsroom (la citazione iniziale arriva da lì - dal min. 03:30) e un’altra non esattamente un capolavoro ma con spunti interessanti Notorius (entrambe non hanno ottenuto in Italia grande successo).

Parto proprio da quest’ultima, trasmessa da Fox Life dal 16 gennaio al 20 febbraio 2017, si ispira alla vita di Mark Geragos, noto avvocato di star (ha difeso Michael Jackson, Winona Ryder) e della producer Wendy Walker.

Il fulcro della storia verte su questa relazione professionale e di amicizia tra i due protagonisti che nella serie si chiamano Julia George e Jake Gregorian spesso ospite nello show Louise Herrick Live, uno dei migliori e più seguiti negli Stati Uniti.

E la spettacolarizzazione dei crimini o delle storie strappalacrime - lo vediamo anche noi - corre sempre sul filo sottile tra il fare informazione e la morbosità (senza contare il fatto che spesso si punta il dito verso un innocente).

Diciamo che il problema non se lo pongono, perché qui sembra che il fine - audience da una parte e scagionare il proprio cliente dall’altra - giustifichi ampiamente le loro scelte.

Gli ascolti di Notorius - anche gli Stati Uniti - non sono stati stellari e anche i critici non si sono prodigati molto a tessere le lodi di questa serie…l’idea poteva essere buona ma forse il taglio glamour e gli interpreti non hanno reso al meglio.

Posso dire che la storia è intrigante e si lascia guardare e ci sono - come già ho detto - alcune riflessioni che emergono (giustizia e media, trattato molto bene in American Crime Story, The People v. O. J. Simpson, tornerò a parlarne in una puntata ad hoc)

The Newsroom alza invece il livello e anche la velocità perché il ritmo dei dialoghi è davvero sostenuto, motivo per cui la scelta di Rai 3 di mandarla in onda in terza serata non ha aiutato a valorizzarla. per quanto fosse doppiato (quindi non era necessario leggere i sottotitoli) era necessaria una certa attenzione per seguire il fiume di parole e concetti espressi.

Qualche dettaglio: la serie è andata in onda su HBO tra il 2012 e il 2014 (in Italia dal 2013) conta 25 episodi ed ideata da Aaron Sorkin, mentre stava lavorando sul film The Social Network (quello dedicato a Facebook).

L’idea era concludere una trilogia dedicata al dietro le quinte, in questo caso di un notiziario serale (le precedenti erano Sports Night – mai arrivata in Italia - e Studio 60 on the Sunset Strip) seguendo le vicende dell’anchorman Will McVoy (interpretato da Jeff Daniels), della sua redazione ed in particolare del nuovo corso che prende il News Night con l’arrivo di Mackenzie McHale come produttrice (le parole all’inizio della puntata sono le sue).

La sfida è fare un programma di successo, ma con un modo diverso di dare le notizie, la protagonista dice che anche solo il 5% di ascolti fa già a differenza

Dopo i primi scontri ecco l’annuncio del protagonista:


Le persone adulte devono riconoscere i propri fallimenti. E quindi questa notte comincerò

il notiziario unendomi al signor Clarke nel chiedere scusa al popolo americano per il nostro fallimento. Il fallimento di questo programma nel periodo in cui ne sono stato responsabile

nell'informare con successo ed educare l'elettorato americano. Sia chiaro che io non mi scuso

a nome di tutti giornalisti televisivi, né che tutti i giornalisti televisivi vi debbano delle scuse.

Parlo a nome mio. Sono stato complice del lento e ripetuto e non riconosciuto e irreparabile insieme di disastri che ci ha portati fino a questo punto.

Sono il massimo esempio di un’industria che ha confuso i risultati elettorali, fomentato paure,

diluito le controversie e fallito nel darvi notizia dei cambiamenti epocali del nostro paese.

Dal collasso del sistema finanziario alle verità sui nostri punti di forza ai pericoli che in realtà affrontiamo. Sono il massimo esempio di un’industria che ha deviato la vostra attenzione con la destrezza di Harry Houdini mentre centinaia di migliaia di coraggiosi giovani venivano mandati a combattere senza le dovute precauzioni. La ragione del nostro fallimento non è un mistero.

Abbiamo pensato solo agli ascolti.

E quel mondo è stato buon con noi, ma News Night lascia quel mondo in questo preciso istante.

Potrebbe rappresentare una sorpresa per voi che alcuni dei migliori giornalisti americani

della storia stiano lavorando in questo momento.

Menti eccezionali con anni di esperienza e una instancabile devozione nel riferire le notizie.

Ma queste voci non sono che una minoranza adesso e non possono sopravvivere contro il "circo" quando il "circo" arriva in città. Vengono semplicemente oscurate.

Io lascio il circo e cambio squadra. Andrò con quelli che stanno perdendo. Sono toccato dal fatto che pensano ancora che possano vincere e spero che possano insegnarmi un paio di cose.

Da questo momento in poi, decideremo cosa manderemo in onda e come vi verrà presentata in base ad una semplice verità che nulla è più importante in una democrazia di un elettorato bene informato.

Ci sforzeremo di collocare le informazioni in un contesto ampio perché sappiamo che

pochissime notizie nascono nel momento in cui passano attraverso i nostri computer.

Saremo paladini dei fatti e nemici mortali delle insinuazioni, speculazioni, iperbole e cose senza senso.

Non siamo camerieri di un ristorante che vi servono le storie che avete ordinato "cotte" nel modo in cui piace voi.

Né siamo dei computer che dispensano solo i fatti perché le notizie sono utili solo se vengono contestualizzate umanamente.

Non farò nessuno sforzo nel sopprimere le mie opinioni personali.

Mi sforzerò in ogni modo di presentarvi delle opinioni informate che sono diverse dalla mia.


Posto che il giornalismo in Italia ha regole leggermente diverse, trovate attinenze? Io credo che si debba riflettere...

The Newsroom prende spunto da alcuni fatti realmente accaduti (il disastro ambientale nella acque del golfo del Messico, 112^ Congresso, rivolta egiziana di Piazza Tahrir, Fukushima, uccisione di Bin Laden, l’attentato durante la maratona di Boston, solo per citarne alcuni) questa scelta è stata vista come un’aperta critica ai giornalisti, ma Sorkin ha negato qualsiasi intenzione di voler dar lezioni di giornalismo (ma secondo me qualcuna l’ha data e non si discosta purtroppo da quello che vedo in questi giorni in Italia…anche la levata di scudi per difendere i propri articoli acchiappaclick spacciandoli per dovere di cronaca)

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