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  • Immagine del redattoreWilma Viganò

Piazza Giulio Cesare

Aggiornamento: 11 ott 2021

LA FONTANA DELLE QUATTRO STAGIONI


Oggi vi voglio raccontare la storia di una fontana.

Milano, benché sia una città d’acqua, non ha la tradizione romana delle fontane monumentali. Secondo un recente censimento attualmente a Milano esistono una settantina di fontane, sparpagliate in giro per la città e alcune, tra uno zampillo e l’altro, hanno storie curiose da raccontare. Come ad esempio quella di Piazza Giulio Cesare, dalle parti di City Life, proprio davanti all’ingresso della vecchia Fiera. Si tratta della fontana più grande di Milano, ma forse anche della meno costosa. Il fatto è che non era per niente prevista.

Tutto cominciò nel gennaio del 1927 quando, con l’avvicinarsi dell’inaugurazione della Fiera Campionaria programmata per il 12 aprile, ci si rese conto che il piazzale di fronte all’ingresso dei padiglioni era pieno di pozzanghere che non drenavano. Insomma si rischiava di fare la classica figura di “melma”, ma come rimediare?

A qualcuno, ispirato dall’acqua delle pozzanghere, venne l’idea di coprirle con una fontana e la soluzione riscosse l’approvazione generale. I tempi però erano talmente stretti che non c’era tempo per organizzare un bando pubblico e l’incarico, con pragmatismo meneghino, venne affidato d’ufficio ad un tecnico municipale, l’architetto Renzo Gerla.

Chissà come rimpiange quei tempi il Beppe Sala!

E il Gerla, come da mandato, non perse tempo. Ispirandosi al gusto neoclassico dell’epoca aggiornato con la nuova moda parigina dei giochi d’acqua luminosi e colorati, disegnò su un pezzo di carta assorbente una visione prospettica della fontana che tutti conosciamo: tre vasche comunicanti sul tema delle Quattro Stagioni.

Vista, piaciuta ed approvata, si passò immediatamente alla fase esecutiva. Anche qui, niente bando. Il Gerla affidò i lavori, motu proprio, alla ditta Franco Peliti e figlio, che già aveva partecipato alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele, e della quale conosceva la professionalità.

Già con i materiali si lavorò al risparmio perché le cave del “ceppo d’Adda”, la pietra originariamente scelta, erano totalmente inagibili causa neve, e si ripiego sulla più conveniente “pietra di Sarnico”, immediatamente reperibile e lavorabile. Senza un attimo di respiro il Gerla si divideva tra i disegni tecnici da fare in ufficio, le corse alle cave di Sarnico e i sopralluoghi ai cantieri dove si lavorava a turni di 24 ore alla luce delle lampade elettriche. Anche con la nebbia. E allora la “scighera” era una cosa seria: avvolgeva tutta la città, specialmente d’inverno e di notte.

Per le statue che ornavano la fontana era stato previsto un contributo dell’architetto Piero Portaluppi (l’archistar del tempo a Milano) che aveva promesso di poterne scegliere quattro da una partita ordinata per la villa sul lago del Potestà. Ma una settimana prima dell’inaugurazione, quando era quasi tutto pronto, il Portaluppi la diede buca e comunicò l’impossibilità di fornire le statue delle Quattro Stagioni, quelle che davano il tratto distintivo della fontana.

A quel punto i Gerla, dotato del solito “genio italico”, propose di ricorrere ai “marmorari”, gli artigiani vicentini che scolpivano copie di statue modellate sugli esempi dei giardini di delizia veneti. Ma il permesso della Giunta arrivò solo l’11 aprile, un giorno prima dell’inaugurazione… e fu solo allora che il nostro indomito eroe, il Gerla, partì per Vicenza. Qui, a fine giornata, al lume di candela, scovò finalmente quattro statue ritenute adatte nei magazzini di un anonimo artigiano che – dopo una serrata contrattazione sul prezzo – vennero pagate 1000 lire l’una.

A quel punto bisognava caricare la merce sul camion e il problema sembrava insolubile, soprattutto per l’ora tarda. Ma, previdente, il Gerla si era munito di una lettera credenziale del Comune di Milano che portò al Comune di Vicenza, dove, per insperata fortuna, era in corso una seduta notturna del Consiglio Comunale. Il Presidente, preso atto del problema, lo risolse al volo mandando una squadra equipaggiata dei Vigili del Fuoco vicentini che partirono immediatamente per Milano dove arrivarono in piazza Giulio Cesare alle 7 del mattino del 12 aprile. E alle 8, nonostante qualche piccolo intoppo tecnico, le quattro statue erano belle che posizionate e pronte per l’inaugurazione programmata per la tarda mattinata.

Già l’anno dopo, la statua che rappresentava l’Estate venne distrutta dalla bomba di un attentato che costò la vita a 16 persone, e nel 1943 le bombe degli inglesi fecero il resto distruggendo le altre tre. Solo nel 1953 la quattro statue furono tutte ricostruite incaricando dell’opera lo sculture Eros Pellini, che le rifece in pietra di Vicenza, forse in onore dei vicentini che ci avevano dato una mano qualche anno prima.

Ma all’eroico Gerla rimase per sempre un rimpianto: quello di non aver mai visto completata la sua opera come lui l’avrebbe voluta, cioè con la parte dedicata alla musica. Perché coi giochi d’acqua colorati sarebbe stato bello ascoltare le Quattro Stagioni di Vivaldi, magari tramite un organo idraulico.

Chissà, magari qualcuno in Giunta ci ripensa.

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