Occhi di gatto - Il ritorno
- Laura Invernizzi
- 11 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Tra le mille newsletter che ricevo ogni giorno, ce n’è una che leggo con estremo interesse: quella di Artribune. Non parla solo di arte in senso stretto, ma anche di arti visive, cultura pop, design, costume, videogiochi, libri. Insomma una lettura che non delude mai e che vi consiglio.
Qualche settimana fa ha parlato dell’imminente arrivo di un film di animazione di Cat’s Eye e mi ricordata di un altro articolo in cui invece parlava di una serie TV (ho pensato ad un errore e invece no).
Cat’s Eye, o Occhi di Gatto, come probabilmente i bambini cresciuti negli anni 80 lo ricordano, è stato un cartone animato che ho amato molto e con Elisa e Raffy (già citate diverse volte in questo podcast) passavamo pomeriggi a giocare in giardino immaginandoci nei loro panni (senza ovviamente commettere reati)!
Guardando indietro probabilmente ero affascinata da queste donne così sicure di sé, astute ed ironiche. Non che mancassero nel panorama dei cartoni animate figure femminili, ma le storie erano sempre tragiche, anche la stessa Lady Oscar (protagonista a sua volta di un nuovo film uscito su Netflix), nonostante il suo carisma.
Quindi questa puntata è un tuffo nel passato, ma con materiale recente ed attuale!
Cominciamo con l’anime originale Kyattsu Ai キャッツ・アイ, tratto dal manga di Tsukasa Hōjō, lo stesso autore di City Hunter. Le protagoniste – Hitomi, Rui e Ai Kisugi – sono tre sorelle che gestiscono un bar di giorno e rubano opere d’arte la notte per recuperare la collezione del padre scomparso. In Italia il cartone animato è stato trasmesso tra il 1985 e l’86 su Italia 1 (avrei potuto anche non specificarlo visto che i cartoni erano quasi tutti lì) con la mitica sigla cantata da Cristina D’Avena che sicuramente avete ancora in testa.
Attualmente si trovano alcune puntate della seconda stagione su Infinity e le stagioni complete sul canale Anime attivabile da Prime (7 giorni di prova gratuiti). Purtroppo sono doppiati e non in lingua originale.
In italiano le sorelle prendono i nomi di Sheila, Kelly e Tati Tashikel, in francese Cylia (o Sylia) Sil, Alexia (Alex)e Tamara (Tam) Chamade.
Nomi ripresi anche nella serie TV che è stata trasmessa in Francia (ma anche in Belgio e Svizzera) a novembre dello scorso anno e che a breve dovrebbe arrivare anche in Italia (i diritti sono stati acquistati da Rai 2).
Big Band Story ha coprodotto la serie per TF1, in collaborazione con Prime Video e ZDF, pare sia la serie più costosa nella storia della rete, con un budget di 25 milioni di euro.
Gli 8 episodi della durata di 50 minuti l’uno sono ambientati a Parigi, tra Tour Eiffel, Louvre, Versailles, le rive della Senna e i tetti e mansarde bohemienne (con riprese davvero spettacolari).
Oltre alle nomi delle protagoniste, la serie ha mantenuto anche il tema musicale originale, "Signé Cat's Eyes, ma in una nuova versione (e ti entra in testa esattamente come la sigla italiana).
Rispetto al manga e al cartone animato, la serie francese sembra più un prequel.
La narrazione si concentra infatti sulla reunion delle sorelle dopo anni di separazione, innescata dalla ricomparsa di un'opera d'arte appartenuta a loro padre, morto in un incendio dieci anni prima. Determinata a scoprire la verità, Tam coinvolge le sorelle in una serie di furti, mentre cercano di ricostruire il passato del padre. Anche il ruolo di M. Durieux è diverso. Innanzitutto qui è una donna Helene, interpretata da Carole Bouquet, gallerista, vicina di casa e amica del padre, ma non così coinvolta nei loro furti, anzi il suo ruolo è decisamente ambiguo.
Nelle scorse settimane sono iniziate le riprese della seconda stagione.
La serie ha ottenuto un buon riscontro di pubblico, con una media di 5,3 milioni di spettatori per episodio e uno share medio del 24%.
C’è chi l’ha trovata una reinterpretazione riuscita, moderna ma rispettosa dell’originale. Altri, invece, parlano di delusione: una storia prevedibile, che non riesce a far brillare davvero le protagoniste. C’è chi ha apprezzato l’estetica, chi ha trovato la recitazione un po’ legnosa. Alcuni quotidiani francesi – come Télérama – hanno definito la scrittura “poco ambiziosa”, mentre altri media hanno premiato la nostalgia e lo stile visivo.
Qualcuno si è già scatenato anche sul progetto targato Disney+, in uscita a settembre.
C’è chi storce il naso per la scelta della piattaforma – forse poco in linea con il tono originale della serie – ma soprattutto per il nuovo stile grafico, che si discosta parecchio dai disegni classici degli anni ’ detto, però, che non è la prima volta che si tenta un restyling: già nel 2010, con il manga Cat’s Ai – scritto con il kanji amore 愛 (come il nome della sorella più piccola) anziché con il katakana di occhio アイ– si era provato a dare un nuovo look alle sorelle ladre, in una sorta di sequel che però non aveva lasciato il segno.
Un piccola cosa che ho notato: tutti parlano di “film”, ma nel trailer giapponese compare la dicitura “la serie anime su Star dal…”.
Il termine “anime” usato nel lancio è infatti un po’ generico e lascia aperto il dubbio che non si tratti solo di un lungometraggio, bensì di una vera e propria serie animata. E a questo punto, non mi sorprenderei se fosse un’altra reinterpretazione a puntate.
Vediamo se ci ho azzeccato oppure no!
A proposito di lungometraggi, vi segnalo un crossover creato per celebrare i 50 anni dell’anime Lupin III e 40° del manga Occhi di gatto, uscito nel 2023 e che si trova su Prime Video, si intitola molto banalmente Lupin III vs Cat’s Eye (anche qui si nota che i tratti grafici sono diversi dagli originali).
E visto che oggi abbiamo parlato di ladre eleganti e Parigi, vi anticipo già che resteremo sull’argomento anche per la prossima puntata.
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