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Immagine del redattoreWilma Viganò

Niguarda e Tremezzina (Co)

I CLERICI: LA VILLA DI CAMPAGNA E QUELLA AL LAGO


Dopo la visita a Palazzo Clerici vicino a Piazza Duomo, continuiamo la nostra passeggiata per conoscere le altre residenze della famiglia che, come ogni casta nobiliare che si rispetti, si fece costruire anche l’immancabile villa di delizie fuori le mura (oggi trecento metri a nord dell’ospedale di Niguarda). E che villa! Eretta a partire dal 1722 su probabile disegno del costruttore della guglia maggiore del Duomo, l’architetto Francesco Croce, villa Clerici è tutt’oggi una straordinaria e purtroppo misconosciuta testimonianza della vita settecentesca milanese. Perfettamente restaurata è tra l’altro facilmente raggiungibile anche coi mezzi pubblici.

L’accesso avviene da una monumentale cancellata dalla quale si intravvede sul fondo la facciata principale. Lo spazio del cortile d’onore è stato ridisegnato come un giardino all’italiana, secondo una libera interpretazione di quanto era allestito ai tempi del massimo splendore, ed accoglie, disseminate qua e là, un buon numero di statue allegoriche. Dall’atrio porticato uno scalone d’onore a quattro rampe porta al primo piano. Anche qui ci vengono incontro imponenti e curiosi telamoni in corrispondenza dei risvolti di rampa che ci ricordano le odalische del palazzo di città.

Raggiunto il piano nobile, dalla Sala delle Arti si accede alla solita sequenza pressoché infinita di sale e salette che si snodano lungo i due piani dell’edificio con tutti gli ambienti arricchiti con soffitti a cassettone e notevoli pitture a cornice di porte e finestre. Sul retro della villa un vastissimo parco, ridisegnato ed abbellito con l’introduzione di colonnati, platee e quinte teatrali a formare un anfiteatro purtroppo attualmente inagibile per ragioni di sicurezza.

Villa Clerici - GASC, statua - Wilma Viganò

All’ingresso della villa troneggia l’imponente ed inquietante figura in bronzo di Floriano Bodini raffigurante l’allora Cardinale Montini, figura che ci introduce all’attuale destinazione dei locali della villa. Dal 1955 nella maggior parte delle sale è infatti allestita la GASC, cioè la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei. E a questo punto c’è una storia piuttosto interessante da raccontare. E’ noto come tra l’Ottocento e il Novecento il legame tra Chiesa e produzione d’arte s’indebolisce sin quasi a spezzarsi. Gli artisti cercano nuovi contenuti rispetto al sacro, e la Chiesa reagisce chiudendosi alle novità. Ma nel maggio del 1964, l’allora pontefice Paolo VI riceve in udienza un gruppo di artisti nella Cappella Sistina (così, tanto per farli sentire a loro agio e far capire di cosa si stesse parlando!) e rivolge loro un semplice invito: “Ritorniamo ad essere amici?”.

Da quel momento quel semplice invito ha dato il là ad un rifiorire di creazioni da parte dei più importanti rappresentanti dell’arte moderna e parecchie di queste opere hanno trovato spazio d’esposizione permanente a Villa Clerici, oltre che a giocare un ruolo decisivo nella formazione della collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani, inaugurata però solo negli anni ’70 del Novecento. Per le sale di Villa Clerici si può quindi ammirare una serie pressoché infinita di opere moderne d’arte sacra, assolutamente insolite e spiazzanti, che val senz’altro la pena di scoprire, soprattutto in occasione di mostre speciali.

Infine, prima di lasciare il complesso, se è aperta, val la pena di sbirciare nella piccola cappella della villa, anche lei opera del Croce. Abbellita da affreschi sia antichi che moderni ha un portale in bronzo che riproduce, in dimensioni ridotte, quello del Duomo di Pisa. Chissà perché?!


Per tornare ad Anton Giorgio Clerici aveva sì di che tenersi occupato con architetti e cantieri. Aveva infatti ereditato dal padre, oltre alle due magioni di cui abbiamo già parlato, anche una grande villa, che oggi conosciamo come Villa Carlotta, sulla riva di sinistra del lago di Como, con vista Bellagio, voluta per celebrare con il dovuto sfarzo le origini comasche e il successo imprenditoriale della famiglia. Iniziata nel 1690 in puro stile barocco e articolata su tre piani, la villa è imponente, ma – alla milanese – con una facciata piuttosto sobria. Spettacolare lo scalone d’accesso centrale con i gradini che via via si abbassano per facilitare la salita. Raffinatezze d’altri tempi!

La cronaca racconta che alla fine dei lavori, e siamo ormai all’inizio dell’800, la villa viene risucchiata dal gorgo dei debiti dei Clerici e venduta a Giovanni Battista Sommariva, membro di primo piano del governo repubblicano instaurato da Napoleone in Lombardia. Il Sommariva era uno dei più ambiziosi collezionisti d’arte allora attivi in Europa e a lui si deve l’allestimento degli ambienti con una incomparabile serie di capolavori commissionati ai più importanti artisti dell’epoca. Tra questi Antonio Canova, con la celeberrima Amore e Psiche, e il rivale Berte Thorvaldsen (con cui è stato recentemente messo a confronto nei Musei d’Italia). Di qui passò anche l'Ultimo Bacio di Romeo e Giulietta di Francesco Hayez, oggi a Brera, considerato il manifesto dell'arte romantica italiana. Opere che fungevano da scenari per fastosi ricevimenti e illustri frequentazioni, da Stendhhal a Flaubert.

Ma passato Napoleone, nel 1840 con l’arrivo degli austriaci, la villa insieme a quanto rimasto della ricca collezione d'arte ottocentesca, fu acquistata per 780.000 lire dalla moglie del principe Alberto di Prussia che ne fece regalo di nozze alla figlia Carlotta che finì per dare il nome alla villa: Villa Carlotta appunto. Ed è alla casata tedesca che spetta il merito della cura particolare del giardino. Appassionati di botanica, i vari proprietari si prodigarono negli anni per lo sviluppo del giardino terrazzato dove sono presenti 500 specie di piante: siepi di camelie, pergolati di agrumi, essenze esotiche, rododendri e sequoie secolari, la valle delle felci australi e il giardino di bambù… ma soprattutto oltre 150 varietà di azalee che nelle settimane di fioritura primaverile attraggono tuttora visitatori da tutto il mondo.

Al termine della prima guerra mondiale, la villa divenne proprietà di un ente pubblico e oggi fornisce l’occasione per rilassanti ed istruttive gite al lago … con buona pace delle ambizioni dei Clerici che ricordiamo con gratitudine per averci tramandato tre grandi bellezze: il palazzo di città, la villa di delizie e la villa al lago.

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