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  • Immagine del redattoreLaura Invernizzi

Nero ghiaccio

Se dico Giallo Svezia probabilmente il nostro pensiero va ai disegni sulle copertine di Marsilio (spesso contraddistinti da forti contrasti cromatici e con pennellate di rosso) o a Stieg Larsson che in qualche modo a fatto conoscere gli scrittori nordici ad un numero di persone più vasto rispetto a prima.

Eh già perché la tradizione letteraria dei paesi nordici sul genere thriller o crime ha radici lontane come spiega in un articolo del 2017 Catia De Marco sulla rivista Tradurre.

Viene citata anche la casa editrice Iperborea fondata nel 1987 da Emilia Lodigiani di cui ho letto un’intervista su il Messaggero una settimana fa.


Non sono mancati gli adattamenti televisivi. I primi che mi vengono in mente sono quelli legati a Kurt Wallander protagonista di numerosi romanzi di Henning Mankell.

Sono ben 3 (forse 4) più un prequel.


Tra il 1994 e il 2007, tutti e nove i romanzi di Wallander pubblicati all'epoca sono stati trasformati in film per la televisione con l’attore Rolf Lassgård che lo scrittore ha ringraziato nella raccolta Piramide con affetto, gratitudine e non poca ammirazione. Mi ha raccontato molte cose di Wallander che io stesso non conoscevo.

Dal 2005 al 2006 sono state prodotte invece 13 nuove storie, con un attore diverso Krister Henriksson a vestire i panni dell’ispettore di polizia, a cui sono seguite altre due stagioni (la seconda 2009-2010 sempre con 13 episodi e la terza nel 2013 composta da 6) in questo caso – a parte l’adattamento di due romanzi – sono storie originali scritte col coinvolgimento anche dello stesso Mankell.

Ricordo di aver visto qualche puntata di questo secondo Wallander, quindi mi sono un po’ stupida di ritrovarmi qualche anno dopo Kenneth Branagh protagonista di un adattamento in lingua inglese (ci teneva particolarmente, vista la sua passione per i romanzi), ma ambientato nella Svezia degli anni 2000 (e non dei 90 come i libri). Sono state prodotte 4 stagioni tra il 2008 e il 2016 per un totale di 12 episodi. Sono usciti anche in Italia, sia su Sky che successivamente su Rai 3.

Infine Il giovane Wallander, due stagioni (12 episodi in totale) disponibili su Netflix, è in lingua inglese ed ambientato ai giorni nostri.


Nell’ultimo periodo ho incrementato la visione di serie TV del freddo Nord, trovando similitudini tra loro e differenze rispetto ad altre produzioni europee e americane.

Come avvenuto per la puntata Viaggio in Belgio, cerchiamo di fare il punto su quello che viene definito Nordic Noir, grazie anche a quanto appreso nel corso di Detect fatto questa estate: Euro Noir: identità transculturali nelle narrazioni criminali popolari europee.

Non tutto può essere descritto e compreso in una definizione o in un elenco di caratteristiche come sottolinea anche il video introduttivo a questa sezione del corso, ma riprendo alcuni concetti perché posso esserci utili proprio per leggere le serie che abbiamo visto o che andremo a vedere:


Ci sono quattro diversi aspetti correlati che influenzano il modo in cui intendiamo i titoli indicati come Nordic Noir: come contenuto stilistico e narrativo, ambientato in un contesto specificamente nordico, come riferimento alla stampa popolare per le narrazioni poliziesche nordiche, come modello di branding per la distribuzione di nuovi titoli.

Il Nordic Noir come stile specifico include spesso alcuni tratti salienti nel cinema e in televisione, molti dei quali possono essere ritrovati nella narrativa poliziesca letteraria.

In primo luogo, gli approfondimenti sulla vita privata degli agenti di polizia (spesso personaggi femminili forti) si traducono in una maggiore attenzione alla casa dell'investigatore.

Rispetto ad altre tradizioni criminali, questa gioca un ruolo molto importante come una delle location più ricorrenti nel Nordic Noir.

In secondo luogo, un distinto interesse per le costruzioni della società è spesso articolato nelle narrazioni come critica sociale e dibattito su questioni sociali e politiche.

In terzo luogo, lo stile include un uso molto ampio del clima, della stagione e del tempo come caratteristiche del contenuto del Nordic Noir, in particolare il decadimento autunnale, la pioggia battente e la fitta oscurità nella trama e negli ambienti.

In quarto luogo, il risultato è spesso un gioco distintivo di luci e ombre, panorami urbani notturni con luci artificiali ed estetica della torcia come tratti distintivi.

Infine, il calvario personale dell'investigatore, il ritmo seriale narrativo lento, le immagini della natura e del paesaggio e i testi, i temi e le partiture cupi si accumulano essenzialmente in uno stato d'animo e un'atmosfera particolarmente malinconici

Sicuramente, molti di questi tratti possono essere trovati individualmente in altri generi, ma la loro coesistenza sottolinea il Nordic Noir come un possibile sottogenere con un proprio stile e dispositivi narrativi.


David Nikel nell’articolo Nordic Noir del 2018 sul sito Life in Norway lo ha riassunto così:

Crimini brutali, spesso in comunità tranquille e/o sicure. Un ambiente desolato, sia nelle strade della città che in un fiordo remoto. Un protagonista tormentato, tipicamente un detective con un passato misterioso o doloroso. Una trama forte, con più fili complessi e pochi colpi di scena.


Dopo la teoria, passiamo alla pratica – mi scuso già in anticipo per la sintesi perché vorrei evitare spoiler, ma soprattutto suggerire il maggior numero di serie TV sul tema.

I titoli che cito in questa puntata sono quelli che trovate sulle piattaforme, non quelle originali perché avrei qualche difficoltà di pronuncia.

Parto da Trapped, analizzata anche nel corso di Detect. Vi suggerisco di non saltare l’intro almeno per un paio di episodi perché alcune immagini riassumono bene la storia in modo molto evocativo.

Siamo in Islanda in un piccolo villaggio sul mare, tra le reti di un peschereccio viene trovato un corpo….un torso per la precisione. Il fatto avviene in concomitanza con l’arrivo di una nave dalla Danimarca, ma soprattutto una tormenta di neve blocca tutto…intrappolati come dice il titolo.

A capo delle indagini Andri Ólafsson e gli unici due agenti del comando. La cittadina è sconvolta ed riemerge anche un fatto doloroso che vide coinvolta la famiglia dell’ex moglie del capo della Polizia, ma in realtà tutti nascondono qualcosa (o qualcuno).

Come si intuisce ci sono diversi elementi di cui ho accennato poco fa.

Nella seconda stagione la neve non c’è più e nonostante Andri sia diventato un detective nella capitale ritorna per un’indagine.

Le 20 puntate sono disponibili su Netflix ed è stata girata una terza stagione che mi auguro arrivi presto.

L’attore protagonista - Ólafur Darri Ólafsson - è presente nella nuova serie HBOMax The Tourist ambientata in Australia.

L’attrice che invece interpreta l’ex moglie - Nína Dögg Filippusdóttir - è la detective Kata in I delitti di Vahalla, altra serie disponibile su Netflix. Una caccia al killer e un foto misteriosa. Anche qui neve, freddo, un passato doloroso per il detective norvegese arrivato in Islanda ad aiutare nelle indagini.

Il tema è forte e prende spunto da un fatto realmente avvenuto negli anni 40 e che vedeva coinvolti alcuni ragazzi definiti problematici rinchiusi in un istituto.


Altra serie ambientata qui Il caso/Case (attenzione ce ne sono due tradotti con lo stesso titolo).

Il suicidio di un’adolescente, promettente ballerina, non convince la detective Gabriela che cerca di capirne di più. In parallelo anche un avvocato Logi – decisamente stropicciato – fa le sue ricerche. Elementi che emergono: trama complessa, una detective dal carattere deciso che combatte per risolvere il caso, l’ambientazione casalinga (o pseudo tali come quello di Logi che descrivono senza necessità di spiegazioni la vita della persona).

Ho letto che questa potrebbe essere considerata la terza stagione di un’altra serie che vedeva protagonista Logi dal titolo Rettur. Anche qui ci sono alcuni attori/attrici visti in Trapped.


Visto che l’ho citato ci spostiamo in Svezia l’omonimo Il caso (Fallet), sempre catalogo Netflix. Serie dai protagonisti surreali che strappano più di un sorriso. Una detective dal grilletto facile e che fa di testa sua e il suo collega inglese un po’ imbranato devono risolvere un caso di omicidio (piuttosto brutale)…ecco forse non calzante la definizione di Nordic Noir, ma ve l’ho inclusa lo stesso…giusto per cambiare stile per poi proseguire con Deadwind che invece rientra a pieno nella descrizione Nordic Noir letto prima.


Sofia Karppi (il titolo originale della serie è proprio il suo cognome) torna al lavoro nella squadra omicidi di Helsinki dopo la morte accidentale del marito, avvenuta ad Amburgo dove si erano traferiti. Le indagini sulla scomparsa di una donna (ritrovata poi sepolta su un terreno appartenente alla società per cui lavorava) si affiancano alla gestione dei figli, il rientro in patria e dunque il trasloco. La casa – probabilmente un residence – con gli scatoloni ancora chiusi, i materassi per terra...una dimensione sospesa ma calda contrapposta alla città avvolta invece dal colore grigio…ghiaccio, freddo.

Anche se ho fatto una sintesi estrema senza troppe descrizioni, credo che alcune caratteristiche saltino agli occhi. Il personaggio di Karppi è davvero interessante, come del resto la trama che si articola per 12 puntate nella prima stagione.

Nella seconda (8 episodi), il ritrovamento di due corpi nel tunnel tra Helsinki e Tallinn mi permette di introdurre altre due serie viste su Netflix le cui vicende si snodano in paesi o città al confine con due stati.


Bordertown è proprio il titolo in inglese scelto per la serie finlandese Sorjonen ambientata Lappeenranta, città lacustre a circa 30 km dal confine russo.

Kari Sorjonen, è uno degli ufficiali più rispettati del National Bureau of Investigation, dopo la malattia della moglie decide di trasferirsi nella città natale di quest’ultima sperando quindi di avere più tempo per la sua famiglia, ma i crimini nella zona di confine sono qualcosa di completamente diverso da quello che si aspettava….e sono efferati tanto quanto quelli della capitale.

E’ un personaggio malinconico e ha un metodo particolare per concentrarsi sulle indagini; deve isolarsi dal mondo esterno e creare mappe spaziali dei propri ricordi nel seminterrato di casa dove nessuno ha quasi accesso, quelli che chiama "palazzi della memoria”.

Si hanno degli elementi della sua vita e della sua infanzia nella seconda stagione.

La serie conta di 3 stagioni ed è stato realizzato anche un film (per ora non ancora uscito da noi).

A casa siamo affezionati a questa serie….dopo la visione ad Alberto è venuta voglia di imparare il finlandese. Io mi limito a dire un paio di parole!


Grenseland – Terra di confine è il titolo invece di una serie norvegese del 2007 in 8 episodi e si svolge in una cittadina sul fiume Tista al confine con la Svezia e vede per protagonista Nikolai Andreassen della polizia di Oslo “messo a riposo” dopo aver denunciato un collega, in visita al fratello e al padre nella città natale. Suo malgrado viene coinvolto in quello che sembra un suicidio…ma non è così e lo dichiara facendo partire delle indagini che sveleranno più di un problema familiare che cercherà di risolvere manomettendo prove. Questo però non sfugge a Anniken Høygaard-Larsen, del National Criminal Investigation Service. Nonostante alcuni elementi già visti o ricorrenti, la complessità della trama tiene alta l’attenzione dello spettatore fino all’ultimo episodio.


Ci sono alcuni elementi che possono essere classificati alla voce dibattito su questioni sociali e politiche che ho ritrovato non solo nel Nordic Noir, ma anche in altri Paesi.

La modernità che arriva a sconvolgere la vita di un paese, un complesso turistico come in Trapped e nella seconda stagione l’ampliamento di una centrale elettrica, una diga e una strada in La Treve, speculazioni edilizie, casinò e alberghi che ritroviamo in Bordertown, Deadwind e Segni (serie polacca).

Un tema importante che fa da sfondo, ma spesso anche da scintilla per lo sviluppo della narrazione (e che pone la domanda: preservare il territorio o migliorarlo in termini economici però snaturandolo?).


Per questione di lunghezza – cogliendo il suggerimento di Alberto - non ho citato le innumerevoli serie ambientate in Danimarca – che potremmo definire l’apripista del genere, soprattutto per quello che riguarda il modello di branding per la distribuzione di nuovi titoli, citato all’inizio - ma ne farò un puntata specifica proprio per evitare di sintetizzare troppo anche perché alcuni titoli meritano un approfondimento – come The Investigation (ringrazio Alessandra che me l’ha suggerita inviandomi una mail).



Titoli disponibili su Netflix

Trapped (Islanda)

I delitti di Vahalla (Islanda)

Case - Il caso (Islanda)

Il caso - Fallet (Svezia/Inghilterra)

Deadwind (Finlandia)

Bordertown (Finlandia)

Grenseland – Terra di confine (Norvegia/Svezia)

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