Mi piacciono le storie, altrimenti non si spiega questa passione per le serie TV e i documentari tratti da fatti realmente accaduti. C’è una frase - utilizzata come immagine di copertina di Facebook qualche anno fa - la cui traduzione recita così: l’universo non è fatto di atomi, è fatto da piccole storie.
Ed in questa puntata parlo di una serie TV fatta di storie vere, raccontate in uno spazio temporale di mezzora circa, in cui il tema è l'amore in tutte le sue forme e rappresentazioni.
Sto parlando di Modern Love, serie di Amazon Prime Video che ha all’attivo due stagioni - 16 episodi - ed è tratta dall’omonima rubrica pubblicata dal 2004 ogni domenica nella sezione Style del New York Times (esiste anche il podcast).
Come ha scritto Viola Barbisotti su Cinematographe in occasione dell’uscita della prima stagione nell’ottobre 2019 "Il mondo aveva bisogno di qualcosa come Modern Love […], è tenera, dolce, profonda, complessa, inclusiva. È semplice ed essenziale, sfaccettata e consolatoria. Perché ci piacciono i drammi, ci piacciono gli effetti speciali, ci piacciono le battaglie e le trame complesse, ma non esiste niente di meglio di una storia d’amore. E l’amore esiste ovunque, è universale; si declina e viene declinato in infinite situazioni, assumendo infiniti significati con prologhi ed epiloghi opposti, ma sempre e comunque validi."
Di solito in effetti rifuggo da questo genere, ma ammetto di aver iniziato e concluso tutte le 8 puntate allora disponibili in un pomeriggio.
Abituata a serie le cui trame si sviluppano su più episodi e personaggi che imparo a conoscere (e ad apprezzare) puntata dopo puntata, farmi coinvolgere in storie racchiuse in 30 minuti non è semplice, ma devo ammettere che per la prima stagione il fine è stato raggiunto.
I titoli delle puntate in qualche caso anticipano e sintetizzano la storia che si svilupperà…ve ne leggo qualcuno:
"Quando il portiere è il tuo miglior amico", "Quando Cupido è una giornalista indiscreta" (con Dev Patel nei panni di uno sviluppatore di app di appuntamenti, ma single), Prendimi come sono, chiunque io sia, con Anne Hathaway che interpreta Lexi, una ragazza con disturbo bipolare. Tina Fey e John Slattery interpretano invece una coppia in crisi in "Riunirsi per mantenere vivo il gioco".
"E così sembrava papà. Era solo una cena, giusto?" si domanda Maddy (interpretata da Julia Garner che ora la vediamo in panni totalmente diversi in Inventing Anna).
Nella seconda stagione, non più (solo) storie newyorkesi, ma ci si sposta in Irlanda. Ce ne accorgiamo nel primo episodio “Su una strada tortuosa, con la cappote abbassata” in cui la protagonista Stephanie (Minnie Driver) guida una vecchia Triumph Stag da cui non vuole separarsi.
Si affronta ancora il tema della malattia in "La ragazza della notte trova un ragazzo diurno" con Zoe affetta da sindrome da sonno posticipato e in "Un secondo abbraccio, con il cuore e gli occhi aperti" che racconta la storia di Elizabeth e Van che tornano ad uscire insieme dopo molti anni dal divorzio, ma lei è frenata a causa della diagnosi di tumore al seno in fase avanzata.
Spazio anche ai dubbi sul proprio orientamento sessuale che una giovane ragazza tenta di dissipare attraverso dei test online…creandole ancora più confusione. In "Un progetto di vita per due, seguito da uno solo" Lil - stand up comedian - ricorda la sua relazione con il suo migliore amico di scuola, Vince… e lo fa sul palco, ignorando la presenza di Vince tra il pubblico.
Entra anche il Covid nelle storie (e non solo nei limiti di produzione) in Estranei su un treno (per Dublino) con Lucy Boynton e Kit Harington, ad intrepretare i protagonisti.
"Modern Love - sottolinea Rotten Tomatoes (in questo periodo mi capita di guardare questo sito spesso) - lotta nella sua seconda stagione, privilegiando i cliché romantici sulle verità più complicate che rendono il suo materiale originale così attraente - tuttavia, non si può negare il fascino del suo cast di talento, che potrebbe essere sufficiente per alcuni spettatori."
È finita qui? No ovviamente, perché dopo la visione di Modern Love, Amazon Prime Video mi ha suggerito altri due titoli in catalogo che hanno le medesime caratteristiche - quindi storie autoconclusive per ogni episodio e il tema, soprattutto nella prima serie che vado a raccontarvi) e parto da una domanda:
Se esistesse un test il cui risultato portasse ad individuare la vostra anima gemella, quella compatibile al 100% grazie ad un algoritmo infallibile, voi lo fareste?
Cerca di rispondere la serie antologica Soulmates in cui ci viene presentato l’impatto che il test ha sulle vite di sei personaggi: Nikki dubita del proprio matrimonio, David ha una relazione extraconiugale, Libby ama sia la sua anima gemella che suo marito, Mateo ha un'avventura folle, l'anima gemella di Kurt è morta, Caitlin si domanda se il proprio match vada bene per lei.
Visto quanto accade nella maggior parte degli episodi, qualcuno alla domanda posta prima potrebbe essere portato a rispondere “No, non farei il test”, anche se la curiosità è forte.
Poco dopo il suo debutto su AMC nell’ottobre del 2020 – in Italia è arrivata nel febbraio dello scorso anno - la serie è stata rinnovata per una seconda stagione.
Soulmates è scritta da Will Bridges (Stranger Things e Black Mirror) e Brett Goldstein (Ted Lasso) ed è basata su un loro precedente cortometraggio, For Life
L’altra serie è Solos. Sette episodi che si aprono con una domanda pertinente alla storia che andiamo a conoscere. Siamo nel futuro, ma molte dinamiche posso tranquillamente riferirsi alla nostra vita:
Viaggiando nel futuro, puoi sfuggire al tuo passato?
Immagina di incontrare te stesso. Cosa vedi?
Fino a dove viaggeresti per ritrovare te stesso?
La minaccia esterna è più grande di quella interna?
Vorresti poter cancellare il giorno peggiore della tua vita?
Chi decide chi appartiene a questo mondo?
Chi sei se non riesci a ricordarlo?
La serie non ci viene descritta come romantica, si indaga sul senso della vita, sulla solitudine, ma le relazioni sono alla base….e anche le connessioni tra i diversi protagonisti. Un filo che lega un po’ tutti loro. E in certi casi, mi sono ritrovata a commentare l’amore c’entra…o conta come il titolo che ho dato alla puntata (riprendendo un brano di Ligabue).
Nonostante il cast stellare (faccio qualche nome: Hellen Mirren, Uzo Aduba, Morgan Freeman, Anthony Mackie, ritroviamo Anne Hathaway nel primo episodio) la serie ha avuto recensioni decisamente negative:
Jack Seal su The Guardian scrive: "l'antologia ispirata a Black Mirror di Amazon è noiosa, sdolcinata e tristemente sottosviluppata. Di tanto in tanto, la recitazione compensa la pesantezza della scrittura. Ma gli attori - scrive ancora - non hanno abbastanza con cui lavorare. Stiamo trasmettendo in streaming, quindi gli episodi possono essere di qualsiasi durata, il che rende irritante il fatto che Weil abbia apparentemente implementato un limite di mezz'ora. Queste storie hanno bisogno di almeno altri 10 minuti, perché i finali siano più che bruschi punti morti o colpi di scena agonizzanti, e perché i barlumi di un bel lavoro maturino in qualcosa di solido e profondo, piuttosto che sentenzioso."
Una critica mossa anche da Rossana Hahadi su RogerEbert.com, che accomuna anche la seconda stagione di Modern Love, entrambi influenzati dalle restrizioni dell'era COVID. Torneremo probabilmente a parlare dell’argomento perché le produzioni non solo hanno subito ritardi ma anche dovuto modificare le modalità di sviluppo delle serie TV (luoghi chiusi, impossibilità di viaggiare, necessità di salvaguardare la salute del cast) come ha raccontato Amy Sherman-Palladino per la 4a stagione di The Marvelous Mrs. Maisel.
Tornando invece a Solos, su Rotten Tomatoes è in evidenza il commento di Scott Bryan (BBC.com) "Black Mirror ha ucciso tutte le antologie e quasi tutti gli spettacoli ambientati nel prossimo futuro, perché qualsiasi spettacolo che sembra in qualche modo simile ti fa chiedere "perché non sto guardando Black Mirror?”
Questa serie ha continuato più volte a capitarmi tra le mani durante l’elaborazione e la scrittura di questa puntata (tiro spesso per le lunghe e poi butto giù tutto in poche ore…finendo però per fare una puntata diversa da quella che avevo pensato) non ultima Carlotta Vagnoli su IG la scorsa settimana!
Forse devo assecondare queste coincidenze e provare a dare una seconda chance a Black Mirror. La visione del primo episodio mi ha lasciato – anni fa – un senso di angoscia e disagio, tanto da decidere di non proseguire. Solos non fa questo effetto, almeno non in tutte le storie per quanto non si possa dire ci sia un happy ending.
Mi ha fatto sorridere una cosa presente in Soulmates e Solos…secondo gli ideatori della serie tra 10/15 anni avremo devices completamente trasparenti…alla faccia della privacy!
Diclaimer: dubito che avvenga, penso fosse un espediente per rendere ancora più evidente di essere nel futuro.*
Concludo questo giro di vite, lasciando a voi la scoperta di queste serie, le considerazioni, le domande, i dubbi ma anche il ritrovarsi in alcune storie o dinamiche.
*anche se ho scoperto che Samsung sta lavorando su un prototipo
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