Il 1 marzo scorso è uscito su Netflix, Biggie: I Got a Story to Tell, documentario su Notorius B.I.G. che include filmati rari girati dal miglior amico Damion "D-Roc" Butler e interviste inedite con gli amici e i familiari più cari.
Questo mi offre l’occasione per parlare di una serie uscita più di 5 anni fa che a mio avviso non ha avuto il successo che meritava, non tanto per la trama, ma per i riferimenti importanti di una scena musicale nata a fine degli anni 70 nel Bronx.
The Get Down, 11 episodi pubblicati su Netflix in due momenti distinti (ora capita sempre più spesso che la singola stagione venga spezzata in due) agosto 2016 e aprile 2017. Creato da Baz Luhrmann (Rome + Juliet col giovanissimo Leonardo di Caprio, Moulin Rouge, Il Grande Gatsby…giusto per citare qualche suo lavoro, è anche regista del pilot – ben 93 minuti – di The Get Down) e da un team di collaboratori, oltre a esperti come lo storico dell'hip hop e produttore supervisore Nelson George.
Una serie elaborata, con immagini e video tratti dai notiziari dell’epoca e costosa (120 milioni di dollari a fronte di un budget di 7.5). Per questo motivo - visto anche gli ascolti non esaltati - la serie è stata chiusa ben prima dei 13 episodi previsti e non rinnovata.
Di cosa parla? La sinossi recita così: è una mitica saga su come una New York sull'orlo della bancarotta abbia dato alla luce una nuova forma artistica. Ambientata nella Grande Mela nel 1977, questa serie drammatica intrisa di musica ritrae un periodo dove l'hip hop è in ascesa e la disco music è al tramonto, raccontato attraverso la vita, la musica, l'arte e la danza dei ragazzi del South Bronx che avrebbero cambiato il mondo per sempre.
Io aggiungo qualche dettagli in più: gli episodi si aprono con il concerto di Zeke, rapper di fama, davanti ad un acclamante e folto pubblico (siamo ai giorni nostri) e il brano in rima introduce in qualche modo la puntata e ovviamente racconta la storia del protagonista Ezekiel "Zeke" Figuero che ci riporta indietro nel tempo, precisamente nel 1977.
Lo stacco è evidente, dai luoghi, dall’abbigliamento e dalla fotografia.
Un ragazzo alto, capigliatura afro e pantaloni a zampa che accompagna al pianoforte Mylene, bella figlia del pastore dotata di una voce straordinaria e che vorrebbe diventare una cantante.
Anche Zeke ha velleità artistiche, scrive rime e poesie e vuole soprattutto fare la differenza, lasciare il segno.
Non siamo di fronte ad una nuova versione di ‘West Side Story’ come sostenne Mike Hale sulle pagine del The New York Times.
Anche perché potreste far arrabbiare Grandmaster Flash come fece nel 2017 Emiliano Colasanti in un’intervista in cui ha sottolineato che “Quella è la mia storia. E la mia storia è vera. Reale. C’è il mio sangue là dentro, la mia vita, quella dei miei genitori, dei miei amici, come puoi pensare che sia finta?” e ancora “Io ho chiamato Baz, l’ho fatto mettere seduto e gli ho raccontato la mia storia, per come l’ho vissuta io e per come la ricordo io.”
Grandmaster Flash è considerato uno dei padri fondatori della musica hip hop e ideatore di alcune tecniche di scratch e mix.
Ma così è troppo riduttivo, quindi amplio il discorso e vi propongo alcuni documentari e una manciata di film (tutti rigorosamente visti dalla sottoscritta…anzi qualcuno l’ho ripreso per scrivere questa puntata) e libri sul tema. L’approccio è da curiosa che vuole saperne di più, quindi magari qualche esperto potrebbe notare omissioni importanti (e me ne scuso).
Ho cercato di spaziare sulle varie piattaforme.
Parto dalla storia: raccomando la visione di Hip-Hop Evolution (Netflix), docuserie in 4 stagioni per un totale di 16 episodi che spaziano da le basi, alla nascita del gangsta rap (torno a parlarne dopo) per poi approfondire le diverse scene musicali (NY, Miami, LA, Dirty South, hip hop al femminile), per arrivare alle sperimentazioni e ai super produttori…senza tralasciare gli omicidi.
E qui cito un’altra docuserie visibile su Netflix: Unsolved – The Murders of Tupac and the Notorious B.I.G primo capitolo della serie antologia dedicata appunto a delitti non risolti di USA Network, con la ricostruzione delle indagine della morte dei due rapper avvenuta a sei mesi di distanza (Tupac a settembre 1996, Notorious marzo 1997) anche City of Lies – L’ora della verità (con Johnny Depp) parla delle indagini, nel cast è presente anche la mamma di Big - Violetta Wallace - che interpreta se stessa (si può vedere su Amazon Prime Video).
Ci sono diversi film e documentari sui due artisti, l’ultimo in ordine di tempo che ho citato ad inizio puntata Biggie I got a story to tell – Netflix
Su Apple TV+ troviamo All Eyez On Me (come il titolo dell’album di Tupac) e Notorius B.I.G.
Anche Carlo Lucarelli dedicò una puntata a loro in Almost True (quasi vera…come dice il titolo)
Lo scorso 15 gennaio è stato annunciato che Notorious entrerà nella Rock and Roll Hall of Fame (la cerimonia si terrà il 2 maggio). E il secondo rapper ad entrarci…il primo nel 2007 Tupac.
Anche dopo la morte la loro carriere continuano ad intersecarsi...e chissà cosa avrebbero potuto realizzare magari lasciando da parte le dispute (e le incomprensioni alimentate anche dai media) che hanno contraddistinto gli ultimi anni delle loro vite…
Una riflessione che emerge naturalmente dopo la visione di documentari o film dedicati a loro.
Sempre su Apple TV+ segnalo il film, Straight Outta Compton che racconta la storia di 4 ragazzi, che faranno la storia del hip hop e dal gangsta rap (Dr Dre, Ice Cube e soprattutto Eazy-E)
E mentre cercavo informazioni su internet mi sono imbattuta in una figura che strettamente legata a Tupac (era lui al volante quando hanno sparato al rapper) e presente anche in questo film: Suge Knight fondatore dalla Death Row.
Si era ventilata l’ipotesi che fosse implicato nelle due morti, ma gli omicidi – come dicevo prima – restano irrisolti, anche se ora si trova in carcere con l’accusa di omicidio (deve scontare 28 anni) per aver investito con il suo furgoncino due uomini, Terry Carter (fondatore della Heavyweight Records) e Cle Sloan proprio per un diverbio legato a Straight Outta Compton.
Altro che serie TV, la realtà supera davvero la sceneggiatura di un crime!
Riprende il discorso (anche se in verità è uscito prima del film) Welcome to Death Row, (disponibile su Amazon Prime Video) documentario del 2001 che descrive com’è nata l’etichetta di Knight.
A Dr. Dre è dedicato invece I ribelli (The Defiant Ones) su Netflix che ripercorre la sua carriera, ma anche la collaborazione con Jimmy Iovine, altro importantissimo produttore (di origini italiane).
Vi segnalo un altro interessante documentario “La storia dei Beastie Boys”, band storica che tutti probabilmente conoscono. Sarebbe dovuto uscire lo scorso anno al cinema, ma la pandemia ha bloccato tutto ed è quindi approdato su Apple TV+.
Nasce come evento live a teatro “a 2 person 1 man show about 3 kids who started a band together” in cui Micheal Diamond e Adam Horovitz (i due componenti della band, Adam Yauch è morto il 4 maggio 2012) si alternano nel raccontare le vicende della band davanti al pubblico con in sottofondo schermi che proiettano varie immagini dei Beastie Boys, la regia è di Spike Jonze che aveva realizzato il loro celebre video di Sabotage, una parodia sulle serie poliziesche anni 80 (folle e divertentissimo).
Per quanto riguarda la scena italiana, segnalo:
Numero Zero – All’origine del rap italiano (Netflix) documentario pubblicato nel 2015 con gli interventi di diversi protagonisti della scena musicale (e non solo) che hanno dato un contributo notevole allo sviluppo di questo genere mentre in “All'assalto, le radici del rap in italiano” (Amazon Prime Video) di Paolo Fazzini - già membro di Menti Criminali - si ripercorre la storie delle formazioni come Assalti Frontali, 99 Posse e prima ancora Onda Rossa Posse con filmati rari ed interviste esclusive.
Lato libri molto interessante Frankie Hi-Nrg-Mc Faccio la mia cosa (come il titolo di un suo brano – perfettamente a tema sul tema diatribe indie/mainstream che emergono dai due documentari).
Un autobiografia – con prefazione di Fabri Fibra - che si interseca con la cultura hip hop dagli albori negli Stati Uniti alla nascita della scena italiana, non risparmia ricche descrizioni su tecniche e strumenti utilizzati – e non manca ovviamente Grandmaster Flash.
Per me è stato un tuffo nel passato perché pur avendo inclinazioni più rock, comunque questi gruppi e questi brani li ho ascoltati, grazie alle cassette duplicate dagli amici o ascoltate insieme e imparati a memoria (pure in dialetto napoletano per quelli dei 99 posse).
Di libri scritti da rapper italiani – o addetti ai lavori ce ne sono diversi, ne cito solo qualcuno:
Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo. La mia vita con il rap scritto dal leader degli Assalti Frontali (molto interessante per il lavoro svolto nelle scuole e che descrive anche un progetto in Libano) mentre per quanto riguarda gli anni 2000 c’è “Rap. Una storia italiana” di Paola Zukar che fin dall’inizio si è occupata di questo genere musicale, prima sulla rivista Aelle ed in seguito come manager, produttrice di Fabri Fibra, Marracash e molti altri con la sua Big Picture Management.
Come si evince dai documentari, ma anche dai libri hip hop ha influenzato non solo il linguaggio ma anche i costumi….inteso come modo di vestire!
Vidi - sulla scia dell’interesse suscitato da The Get Down - un documentario su Netflix purtroppo non più disponibile (per fortuna avevo salvato un appunto sul titolo) Fresh Dressed, l’evoluzione della cosiddetta Urban Fashion connessa alla scena hip hop (accenna qualcosa anche Frankie hi-nrg nel libro) fino ad arrivare in questi anni sulle passerelle.
Hip hop è presente anche in LA Originals (Netflix), si tratta di un approfondimento sulla cultura e sui punti di riferimento del movimento chicano e della street art con protagonisti Mister Cartoon (tatuatore) ed Estevan Oriol (fotografo – e regista del documentario) delle vere proprie leggende (magari non avete mai sentito il loro nome, ma sicuramente i loro lavori sì).
Aggiungo in conclusione anche Empire, serie del 2015 conclusasi lo scorso anno che parla di una saga familiare e della loro etichetta discografica.
Elenco serie TV/documentari/film citati in puntata - aggiornati al 19/07/2023
The Get Down (Netflix)
Hip-Hop Evolution (Netflix)
Biggie I got a story to tell (Netflix)
Unsolved – The Murders of Tupac and the Notorious B.I.G (Netflix)
City of Lies – L’ora della verità (Amazon Prime Video a noleggio, in abbonamento su Sky/Now)
All Eyez on Me (Apple TV+ a noleggio, in abbonamento su Amazon Prime Video)
Notorius B.I.G. (Apple TV+, abbonamento su Disney+)
Straight Outta Compton (Apple TV+ a noleggio, in abbonamento su Netflix)
Welcome to Death Row (Amazon Prime Video, gratis su Chili e PlexTV)
I ribelli - The Defiant Ones (ora disponibile su Sky)
La storia dei Beastie Boys (Apple TV+)
Rapture (Netflix)
Numero Zero – All’origine del rap italiano (disponibile ora su laF/Mymovies)
All'assalto, le radici del rap in italiano (Amazon Prime Video)
Fresh Dressed (Netflix)*
LA Originals (Netflix)
Empire (Now TV)*
*non più disponibile
Libri
Faccio la mia cosa - Frankie hi-nrg mc
Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo. La mia vita con il rap - Militant A
Rap. Una storia italiana - Paola Zukar
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