Qualche mese fa, all’uscita di The Ferragnez su Prime Video, reality che vede protagonisti Chiara Ferragni e Fedez mi ero ripromessa di parlare di questo genere facendo mente locale a quanto visto negli ultimi 20 anni a partire da Ozzy Osbourne.
La categoria reality show racchiude in sé molte categorie e affonda le sue radici negli anni 40. Come fare una sintesi esaustiva? Alberto - il mio sound editor e compagno di visioni tv sul divano - mi ha dato la dritta: parlare di reality che hanno per protagonista un nucleo familiare più o meno famoso.
Che poi – guarda caso – è il sottogenere di cui ho più esperienze dirette.
Non avrei mai pensato però di imbattermi in un reality che ha fatto la storia della TV e mi permetto di dire anche della società americana.
L'11 Gennaio 1973 su PBS va in onda An American Family, che porta sullo schermo la vita quotidiana della famiglia Loud di Santa Barbara composta dal padre Bill, la madre Pat e dai 5 figli, Lance, Kevin, Grant, Delilah e Michele.
300 ore di filmati grezzi girati in 7 mesi tra maggio e dicembre 1971 da cui sono stati tratti 12 episodi.
"La serie – sottolinea la stessa PBS sul suo sito - ha sfidato le opinioni convenzionali sulla vita familiare americana della classe media con la sua rappresentazione delle tensioni coniugali e i valori mutevoli delle famiglie americane. Prima di An American Family, i principali programmi televisivi per famiglie come The Brady Bunch delineavano un modello della famiglia perfettamente felice che raramente affrontava crisi."
Crisi che ha portato al divorzio tra Bill e Pat, a causa del tradimento dell’uomo.
Nel 2002, An American Family è stata inserita al 32° posto nella lista dei 50 migliori programmi TV di tutti i tempi di TV Guide
"Lance Loud, il figlio maggiore della famiglia, è stata la prima persona apertamente gay ad apparire in televisione come parte integrante della vita familiare americana. Alan e Susan Raymond, i realizzatori della serie originale, sono rimasti amici della famiglia Loud e hanno continuato a raccontare le loro vite negli ultimi 30 anni. Hanno prodotto e diretto An American Family Revisited nel 1983 e nel 2001 è stato girato Lance Loud!: A Death in an American Family (trasmesso nel 2003). È stato lo stesso Lance a chiedere ai registi di filmare un episodio finale della storia dei Loud, coinvolgendo la sua famiglia che ha accettato (ad esclusione del fratello Grant) di partecipare ed esaudire il suo desiderio prima della sua morte avvenuta il 22 dicembre 2001, all'età di 50 anni, per insufficienza epatica causata da una coinfezione da epatite C e HIV."
Il padre Bill è morto nel 2018 e Pat nel 2021.
Ci sono diverse considerazioni che emergono: come riporta in un articolo del 2017 il Washington Post
"Gli odierni telespettatori esperti di media comprendono ampiamente gli aspetti esagerati e artificiosi della TV "realistica". In effetti, produttori come Mark Burnett preferiscono chiamare il genere "dramma senza copione" rispetto a "reality TV" per riconoscere la messa in scena e rinunciare a qualsiasi pretesa di una rappresentazione onesta della realtà.
"An American Family" era diverso. Fin dall'inizio, il produttore Craig Gilbert ha cercato di utilizzare la famiglia Loud, per costringere il pubblico a confrontarsi con problemi al centro della condizione americana. Sapeva che un ritratto accurato di una famiglia americana avrebbe scioccato il pubblico.
Piuttosto che costruire e inventare situazioni, Gilbert ha preferito un approccio cinéma vérité, uno stile di ripresa osservativo che valorizza la semplice registrazione rispetto alla complessa produzione editoriale. Gilbert pensava che nel permettere ai dettagli quotidiani di una famiglia media di svolgersi davanti alla telecamera, sarebbero emersi straordinarie intuizioni."
E si intitola proprio Cinema Verite il film prodotto da HBO nel 2011 con Tim Robbins e Diane Lane che racconta la realizzazione di An American Family. Si trova su Sky/Now.
Questo esperimento televisivo ha aperto la strada ad un genere che gode ancora di ottima salute.
Guardando alle date di messa in onda dei reality di cui vado a parlarvi tra poco, mi azzardo a considerare gli anni 2000 quale periodo d’oro.
VH1 aveva un intero blocco di show, noti come "Celebreality", ma il genere era sviluppato anche da molte Tv via cavo come E!, Bravo o MTV ed è proprio grazie a questo canale che abbiamo conosciuto queste produzioni anche in Italia.
Se negli anni 90 solo chi aveva un animo metal conosceva Ozzy, dal 2002 tutti – chi più chi meno - sono entrati in contatto con questo eccentrico personaggio, con la moglie Sharon e due dei 3 figli Kelly e Jack, all’interno della loro quotidianità (più o meno spontanea) attraverso The Osbournes.
Sono state realizzate dal 2002 al 2005, 4 stagioni per un totale di 52 episodi. La serie ha lanciato le carriere tanto dei figli (con spin off e altro) che di Sharon con la partecipazione a programmi televisivi (X Factor e America's Got Talent, l’ultimo in ordine di tempo TalkTV).
Nel 2007 in una camera di hotel a Buenos Aires scopro l’esistenza di un altro reality con un musicista che conosco e i cui vinili giravano per casa durante la mia adolescenza: il diabolico bassista dei Kiss.
Gene Simmons Family Jewels è il titolo della serie che conta ben 7 stagioni - 160 episodi - andata in onda tra il 2006 al 2012 – e vede protagonisti Gene Simmons, felicemente non sposato da 20 anni con Sharon Tweed (il matrimonio si è poi celebrato nel 2011) e i due figli Nick e Sophie.
E sì, Simmons avrà le fattezze di un demone sul palco, ma quasi nessuno poteva immaginare fosse un business man coi fiocchi. E contrariamente a quanto uno possa pensare sulla vita da rock star, non si è mai ubriaco o fatto uso di droghe. Credo che in Italia non sia mai arrivata.
Non si può certo dire che seguisse le orme di Simmons in termini di sobrietà, Travis Barker, batterista dei Blink 182 insieme alla moglie Shanna Moakler, almeno per quello che ci è stato mostrato in Meet the Barkers. La serie è andata avanti per 2 stagioni 16 episodi dal 2005 al 2006. Qualche video di trova su youtube (nel caso vogliate farvi un idea).
Dal rock passiamo all’hip hop – sto andando quasi in ordine cronologico - con Snoop Dogg's Father Hood (2 stagioni 18 episodi dal 2007 al 2009) e successivamente un reality tra i più longevi; Love & Hip Hop.
Un franchise che si compone di diversi show (New York, Atlanta, Hollywood, Miami e diversi spin off) che mostrano la vita professionale e privata di artisti RRB e Hip Hop (32 stagioni, 473 episodi dal 2011). Molti musicisti presenti devono il loro debutto e l’avvio della carriera a questo reality.
Anche il fratello più grande dei Jonas Brothers ha avuto il suo reality, Married to Jonas (Kevin Jonas e Dani Deleasa) (2 stagioni 16 episodi dal 2012 al 2013) aprendo la strada ad altri contenuti simili come Married To Rock in cui c’erano alcune mogli di musicisti a raccontarsi.
Anche le famiglie di sportivi ha contribuito ad incrementare il numero di celebreality.
Non so se sia stata la prima, ma sicuramente l’ha proposta in Italia MTV Hogan Knows Best (4 stagioni 42 episodi dal 2005 al 2007) con protagonista Hulk Hogan - altro personaggio conosciuto in adolescenza a base di incontri di wrestling su Italia 1 - che ha portato sullo schermo la sua vita e quella moglie Linda e dei figli Nick e Brooke. Quest’ultima si è poi “guadagnata” uno show tutto per sé Brooke Knows Best (2 stagioni 20 episodi dal 2008 al 2009).
Kendra (ex ragazza di Hugh Hefner) è stata protagonista di due reality che portano il suo nome e che mostrano la sua vita insieme a Hank Baskett, giocatore di football americano.
Tra il 2011 e il 2012 il giocatore di basket Lamar Odom è stato protagonista di uno spin off di Keeping Up with the Kardashians, insieme alla moglie Khloé.
Va in scena su Facebook dal 2017 Ball in the Family con LaVar Ball, ex giocatore di football, la moglie Tina e i tre figli Lonzo, LiAngelo e LaMelo (tutti e tre giocatori di basket).
Accenno giusto ad un reality recente (non disponibile però in Italia) The Bradshaw Bunch con protagonista ex quaterback Terry Bradshow, la moglie Tammy e le figlie Erin, Lacey e Rachel.
C’è poi chi diventa famoso grazie ad una serie di eventi…se tuo padre e marito è uno degli avvocati di O.J. Simpson e la tua vita finisce sotto i riflettori qualche pensiero sulla possibilità di sfruttare la cosa ti viene.
Magari non subito – i tempi non erano maturi negli anni 90 – ma dal 2007 in poi via libera ad un reality che tutti conoscono pur magari non avendone mai vista una puntata (come la sottoscritta) Keeping Up with the Kardashians - Al passo con i Kardashian (20 stagioni 260 episodi dal 2007 al 2021) con protagoniste Kris (ex moglie di Robert Kardashian) le figlie Kourtney, Kim, Khloé, Kendall e Kylie, e il secondo marito Caitlyn Jenner (precedentemente nota come Bruce Jenner).
Sono numerosi gli spin off e quando sembrava che il ciclo sulla famiglia si fosse concluso ecco arrivare il 14 aprile 2022, The Kardashians (si trova su Disney +)
Ad esclusione di Caitlyn il cast è simile alle precedenti stagioni, cambiano i partner e ritroviamo e Travis Barker, attuale marito di Kourtney Kardashian.
Se volete farvi una full immersion, esiste un canale dedicato ai reality chiamato Hayu - raggiungibile attraverso Prime Video – in cui trovare le 20 stagioni di A spasso coi Kardashian e molto molto altro (ammetto di essermi guardata The Real Housewife of New York - che ho ribattezzato desperate!)
Vado verso la conclusione con due chicche, se musicisti e sportivi sembrano farla da padroni in questo genere vi segnalo due titoli a mio avviso interessanti che si trovano su Netflix e di cui attendo il seguito.
In un primo momento, vedendo in preview scarpe con plateau coloratissime ero un po’ scettica…pensavo fosse un reality/docuserie silly, ma My Unorthodox Life è molto di più!
Ruota intorno alla vita privata e professionale di Julia Haart, che prima di diventare CEO di Elite World Group faceva parte di una comunità ebraica ultraortodossa. (se non sapete cosa vuol dire c’è qualche documentario e serie sull’argomento proprio su Netflix), ma lei – e i figli – lo spiegano ampiamente sottolineando la difficoltà di conciliare la nuova vita della madre con quanto invece gli è stato insegnato e vissuto in passato. ll marito di Julia è (o meglio era) l’imprenditore italiano – fondatore di Fastweb – Silvio Scaglia.
La prima stagione conta 9 episodi e dovrebbe arrivare presto una seconda (visti i recenti sviluppi lavorativi e privati tra Haart e Scaglia non so se ci saranno ripercussioni).
Da New York a Parigi per Agenzia di famiglia: immobili di lusso. Nel 2007 Sandrine sposata con Olivier Kretz decide di lasciare il ruolo di insegnante per lavorare col marito….e aprono senza esperienza un’agenzia immobiliare, che prende subito piede e si specializza in un settore molto particolare con clientela esigente (e abitazioni da sogno). A lavorare con loro tre dei quattro figli Martin, Valentin, Louis (Raphaël è ancora troppo piccolo) e nelle dinamiche lavorative e familiari sono presenti anche mogli e fidanzate e la nonna Mayo.
Sono disponibili 2 stagioni 11 episodi totali…se amate Parigi (e come me guardare foto e planimetrie di case) è il reality che fa per voi!
Al di là dell’aspetto economico che gira intorno ai reality, tanto per i partecipanti quanto per chi li produce (perché - almeno negli anni 2000 costava - meno rispetto a scrivere e realizzare una sceneggiatura, quindi una serie) ciò che sorprende è il seguito che continuano ad avere.
Prima dell’avvento dei social c’era sicuramente la voglia di conoscere musicisti o sportivi in situazioni normali o familiari – e questo poteva avvenire solo grazie ai reality. Ora le cose si sono evolute e i mezzi a disposizione sono molteplici, ma abbiamo sicuramente ancora voglia di storie.
IG ci sprona sempre di più a crearle e seguire quelle degli altri…e anche i brand cercano di stare al passo. Ci si affeziona in qualche modo, il più delle volte avviene in modo sano e amicale, ci sono intere carriere avviate mostrandosi in prima persona e spesso questa visibilità permette di veicolare e sensibilizzare su tematiche importanti.
A volte è solo vago, ovviamente…il guilty pleasure, uno spaccato di mondo che non ti appartiene e che guardi per curiosità (magari non con ammirazione ma col sopracciglio alzato), cosciente del fatto che la parola reality non è la realtà.
Mi fermo qui per non banalizzare il tutto cercando di sintetizzare; le riflessioni sarebbero molte e articolate, servirebbero sicuramente ore e persone più autorevoli di me!
Mi auguro come sempre – nonostante l’argomento particolare non legato alle serie TV – che la puntata vi sia piaciuta.
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