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Immagine del redattoreLaura Invernizzi

Era meglio il libro

Quante volte lo abbiamo detto guardando la trasposizione cinematografica o televisiva di romanzi che abbiamo letto e amato.


Prendo come sempre spunto da quanto accade intorno a me per parlare di questo argomento…o quanto meno iniziare a farlo.

In particolare due avvenimenti: i nuovi episodi de I delitti del Bar Lume andati in onda il 13 e 20 gennaio (ispirati ai libri di Marco Malvaldi) e l’uscita di "Ah l’amore, l’amore" scritto da Antonio Manzini, con protagonista Rocco Schiavone.

Ci aggiungo la notizia dell’uscita il 9 marzo della “definiamola” 14a stagione de Il commissario Montalbano, due puntate tratte dai libri di Andrea Camilleri (“La rete e di protezione” e “Il metodo Catanalotti”) e il terzo che tratta la storia d’amore tra Salvo e Livia tratto dai racconti "Salvo amato..." "Livia mia..." e “Il vecchio ladro”, le cui riprese erano iniziate a maggio dello scorso anno, prima quindi della morte dello scrittore - avvenuta il 17 luglio - a cui è seguita il 5 agosto anche quella del regista Alberto Sironi.


Inoltre riprendo un incontro interessante a cui ho partecipato lo scorso 22 settembre in Triennale all’interno del Festival delle Serie TV intitolato: Dalla carta allo schermo: l’adattamento televisivo dell’opera letteraria alla presenza di Gabriella Buontempo - direttore artistico Clemart – Il commissario Ricciardi, Lino Guanciale - attore e produttore di un progetto insieme a Federico Bonadonna (autore di Hostia. L’innocenza del Male), altri due scrittori Roberto Costantini (Una donna normale è il suo nuovo lavoro) e Sara Shepard (autrice di Pretty Little Liars e The Perfectionists). A moderare l’incontro un altro scrittore e saggista Luca De Santis che ha esordito proprio con la frase: Era meglio il libro.


Parto proprio da questo panel (termine diciamo tecnico per definire una tavola rotonda di esperti) e dall’intervento di Gabriella Buontempo che ha sottolineato come la parola chiave sia “adattamento” proprio perché la forma del linguaggio è differente rispetto alla narrazione letterale e lo è anche nel caso si scelga di farne un film, una serie TV o una pièce teatrale (poi ci sono libri di 200 pagine così densi da poterne trarre una serie, o di 600 in cui decide di realizzarne un film di massimo due ore)

Quindi gli sceneggiatori, che sono a loro volta degli scrittori, si trovano di fronte ad una grande impresa, perché nessuno vuole snaturare l’opera su cui ha deciso di investire perché nessun produttore o committente acquisirebbe dei diritti per stravolgerne il contenuto.

Dalla scrittura poi ci sarà il passaggio alla regia e scelta degli attori….insomma impossibile che non ci saranno lettori delusi in qualche modo dal lavoro fatto.

Perché nella lettura c’è una parte di immagine che viene creata nella propria testa (come si muove, come parla o semplicemente com’è fisicamente un personaggio) che ovviamente qta parte viene a mancare guardando il film o la serie. SI tratta in sostanza di due opere diverse…perché i mondi sono diversi.

Anche la presenza dello stesso scrittore nella stesura della sceneggiatura è un aspetto interessante da valutare. Sempre rimanendo nell’incontro di settembre Roberto Costantini ha dichiarato di togliersi di mezzo, mentre Federico Bonadonna lavora a stretto contatto con chi andrà a realizzare il suo progetto (l’attore Lino Guanciale)


Andando a parlare delle serie TV che ho citato all’inizio:

Il commissario Montalbano

Gli episodi ricalcano in modo abbastanza fedele i libri di Camilleri, il fatto che lui stesso fosse coinvolto nella sceneggiatura (e successivamente anche nel soggetto de Il Giovane Montalbano) ha permesso che libri e trasposizione televisiva di correre su binari paralleli in termini di popolarità e consensi.

Anche se Salvo nei libri ha una fisicità diversa come ha sottolineato lo stesso autore.

"Il mio commissario è meno aitante, meno scattante, ha reazioni diverse, non è così giovane, ma il modo di ragionare è simile. Nella sostanza, il commissario della fiction rispecchia perfettamente il Salvo Montalbano letterario. 'U ciriveddu ci camina' a tutti e due allo stesso modo."

Ma Camilleri ha fatto anche arrivare la serie TV in un dialogo tra Livia e Salvo ne "La danza del Gabbiano" in cui lui sottolinea che l’attore è totalmente calvo, mentre lui ha capelli da vendere.


Stessa produzione Palomar (come il libro di Calvino) per I delitti del Bar Lume ispirati - notare la scelta del verbo - ai libri di Marco Malvaldi con protagonista il barrista Viviani e i 4 pensionati che si improvvisano detective.

Bravo Filippo Timi e gli attore scelti per l’asilo senile come viene definito nei libri, ma alcune scelte rendono il tutto un po’ macchietta - il salto dello squalo di cui parlavo la scorsa settimana. Forse avendo amato i libri mi aspettavo molto da questa serie e ne sono stata parzialmente delusa.

In questo caso non si tratta di un adattamento ma di ispirazione, infatti dei 14 “episodi” realizzati, 4 sono storie originali che non hanno nulla a che vedere coi libri e i racconti.

Tra l’altro la morte dell’attore che interpreta il nonno Ampelio ha costretto gli sceneggiatori ad un cambio nella narrazione e nei personaggi.


Concludo con un altre serie – che come il Commissario Montalbano ha riscosso subito enorme successo Rocco Schiavone, personaggio creato dalla penna di Antonio Manzini.

Come dicevo in apertura è appena uscito il nuovo libro che vede protagonista il vicequestore romano trasferito ad Aosta. Le riprese invece delle nuove puntate invece dovrebbero iniziare a marzo (in onda probabilmente in autunno).

Anche Manzini ha un passato da attore, sceneggiatore e regista - era stato allievo di Camilleri all’Accademia di arte drammatica – e probabilmente questo agevola la stesura della trasposizione televisiva di cui risulta autore insieme a Maurizio Careddu anche se non mancano anche qui le differenze coi libri (ad esempio il finale dell’ultima puntata "Fate il vostro gioco").


Ammetto di essere molto critica con le serialità italiana, sicuramente ho un pregiudizio – che sto cercando di debellare - anche perché ho notato un cambio di passo per quanto riguarda attori e modalità di scrittura/ riprese , lo hanno detto anche durante il Festival delle serie TV, ma credo che nel caso delle serie citate a fare la differenza per me – tornando al discorso di libri – siano stati gli attori, la loro credibilità e immedesimazione col personaggio piuttosto che trasposizione precisa del testo.

Non mi ero immaginata Rocco Schiavone leggendo il libro, ma appena visto il volto di Marco Giallini non ho avuto dubbi.


E quindi riassumendo questa puntata?

Beh nessuna sintesi e nemmeno una conclusione perché il discorso “Era meglio il libro” è qualcosa di personale e la presenza o meno dello scrittore nella stesura della sceneggiatura non è garanzia di soddisfazione del lettore.

Accade anche il contrario, un film o una serie TV che ci fa innamorare di una storia mentre alla lettura dell’opera originale si resta delusi.

Come diceva Costantini la parola è già immagine, ma è incompleta, ci sono immagine o scene dei film (citava il Padrino… il solo sguardo di Al Pacino evoca più sensazioni – anche differenti tra gli spettatori aggiungo io – che a parole sarebbe stato difficile esprimere o sintetizzare in poche righe).

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