Nuova stagione – la sesta – de Il divano chiama!
Il 6 novembre è il compleanno di questo podcast perché la puntata 0 – il pilot – uscì proprio in questo giorno (nel 2019)!
Cinque anni, ma sembrano decisamente di più – prima del Covid si sente spesso dire, perché in effetti ha fatto un po’ da spartiacque nelle nostre vite o quantomeno nella percezione collettiva.
Si è sicuramente registrato uno sviluppo nella creazione e fruizione di podcast, ma anche l’industria dell’intrattenimento tra le mura domestiche ha subito un’accelerazione nonostante gli stop dovuti alla pandemia e ai più recenti scioperi. Quante ‘piattaforme’, canali sono nati o si sono affermati in questi anni? Proviamo a pensare a quanti abbonamenti abbiamo o alle offerte che ci vengono fatte per stuzzicare la nostra attenzione e magari fidelizzare il nostro tempo (e portafoglio).
Ma non mi dilungo su queste dinamiche – qua e là sicuramente emergeranno di nuovo – perché il tema di questa puntata sono due serie TV italiane – che ho recuperato in questi mesi - tratte da film.
L’adattamento da grande a piccolo schermo sembra un fenomeno relativamente recente, ma in realtà avviene già dai tempi di Casablanca che può vantare ben due serie TV - di cui onestamente ignoravo l’esistenza - uscite nel 1955 e nel 1983 (entrambe hanno – occorre dirlo - avuto vita molto breve).
Fortunati esempi però ce ne sono moltissimi, il già citato M*A*S*H* o Fame – Saranno Famosi che ci ha accompagnati negli anni 80, ma la cui eredità si sente ancora oggi.
All’interno de Il divano chiama ho già parlato di adattamenti televisivi che hanno avuto in precedenza una versione cinematografica: Lincoln Rhyme, (puntata 13) da Il collezionista di Ossa, High Fidelity (puntata 41) dall’omonimo film, e The Lincoln Lawyer (puntata 71) fortunata serie TV giunta alla 3 stagione e che ha avuto come predecessore l’omonimo film con Matthew McConaughey. Per tutte la sequenza è stata romanzo/film/serie TV.
Nel caso delle serie protagoniste di questa puntata invece si è partiti dai film ed entrambe vedono il coinvolgimento del regista e ideatore anche per le serie TV.
Ma entriamo nel dettaglio.
La prima serie è A casa tutti bene, uscita su Sky/Now tra il 2021 e il 2023, due stagioni (16 episodi totali) adattamento dell'omonimo film di Gabriele Muccino del 2018.
Protagonista la famiglia Ristuccia - cognome che torna spesso nelle pellicole del regista – costituita dal capofamiglia Pietro proprietario di un ristorante insieme alla moglie Alba (interpretata da Elsa Morante, mentre nel film da Stefania Sandrelli) e i figli Carlo che sta investendo in un progetto immobiliare in Sardegna, Sara, la figlia prediletta e Paolo che dopo aver vissuto in Francia rientra a Roma. C’è poi Maria, sorella di Pietro e i suoi figli Riccardo – pecora nera della famiglia – e Sandro che ha qualche problema di salute (non spoilero).
Se nel film tutte le dinamiche famigliari hanno il culmine su un’isola in cui tutti erano costretti a rimanere a casa del maltempo dopo i festeggiamenti per l’anniversario di matrimonio di Pietro e Alba, nella serie ci sono invece alcuni elementi scatenanti che sgretolano gli equilibri dettati soprattutto dalla presenza del capofamiglia.
In una vecchia intervista (dicembre 2021) letta su Vanity Fair, Muccino sottolineava come l’idea della serie gli fosse venuta già sul set del film “non mi era mai capitato prima, pensavo che quei personaggi carichi di vita potessero di nuovo raccontarsi in una forma differente. Dovevo solo trovare un cast che potesse ricostruire la mappa di quei personaggi. E così è stato.”
A livello di scrittura ha precisato di essersi imposto di non smussare gli spigoli, rispetto al film. Di non ammorbidire le frizioni tra i personaggi, i loro dolori, i buchi affettivi, le spinte propulsive dettate dal male, dalla gelosia e dall’avidità. Credo che si sia riusciti a creare empatia con i personaggi perché sono deboli e perché inevitabilmente ci riconosciamo e sprofondiamo insieme a loro”.
E nonostante avesse pensato di delegare ad altri la seconda stagione, è poi tornato sui suoi passi “non ce l’ho fatta ad abbandonare i personaggi, avevo voglia di continuare questo viaggio.”
Viaggio che in realtà non si è ancora concluso. Mentre stavo preparando questa puntata (a fine settembre) ho trovato una dichiarazione del regista/autore sulla terza stagione – il post è stato cancellato, ma avevo salvato le frasi. “Purtroppo non credo di avere ancora trovato le munizioni per scrivere e dirigere una terza stagione di questa fortunatissima serie ispirata al film originale. Ho paura di non avere i tiranti per ricreare la stessa temperatura emotiva e adrenalinica della seconda stagione.”
Non ci resta che attendere nuovi sviluppi, nel frattempo vi segnalo che il 31 ottobre è uscito al cinema Fino alla fine e nel caso ve la siate persa – ma ci dedicherò un puntata – Call My Agent 2 vede la presenza di Muccino in una veste inedita (e spassosa direi).
Se il regista romano aveva le idee chiare, non si può dire lo stesso di Ferzan Özpetek con Le fate ignoranti, film del 2001 da cui è tratta l’omonima serie uscita su Disney+ il 13 aprile 2022, 1 stagione 8 episodi.
Non era molto convinto, ma ha ceduto alle richieste della produttrice Tilde Corsi che negli anni gli aveva proposto l’idea di realizzare una serie e dalle dichiarazioni post produzione si è detto soddisfatto del risultato e anche dalla collaborazione con Disney.
In estrema sintesi la trama, nel caso non la conosciate: Antonia (nel film Margherita Buy, nella serie Cristina Capotondi) e Massimo sono una coppia felice ed affiatata (ma, c’è sempre un ma) tutto finisce a causa di un’incidente in cui Massimo perde la vita. Ho detto finisce tutto, sarebbe più corretto dire inizia tutto, perché Antonia scopre il segreto del marito e una serie di personaggi che entreranno inesorabilmente nella sua vita.
Nonostante il punto di partenza del tutto simile, ci sono molte differenza tra film e serie – come scrive Camilla Sernagiotto su SkyTg24 “La differenza più lampante tra film e serie è la mancanza di quell'atmosfera misteriosa che connota la pellicola. L'obiettivo della pellicola era quello di sensibilizzare sul tema dell'omosessualità, questione che vent'anni fa veniva trattata molto meno frequentemente e in maniera assai diversa da oggi.” E ancora “l’AIDS non ha lo stesso peso e lo stesso ruolo che aveva nel lungometraggio. A prendere il suo posto ci sono invece altri “mali” moderni, che connotano in maniera negativa la società contemporanea, ad esempio l'ansia di apparire, i canoni imposti dalla società, le paranoie e i tradimenti che ci rendono tanto vulnerabili quanto umani. Anche il desiderio di emanciparsi e quello di riscattarsi, ricominciando una nuova vita, sono presenti nella serie.”
Anche la serie vede la presenza di Serra Yılmaz, musa di Özpetek che insieme agli altri personaggi – e sono numerosi – diventano i co-protagonisti della serie con approfondimenti che un film di due ore può al massimo accennare.
Ammetto che ho rivisto il film dopo aver guardato la serie ed in effetti ho avuto l’impressione che mancasse qualcosa…
Sono seriale…tanto nei libri, quanto sullo schermo (e non potrebbe essere altrimenti visto il tema scelto per questo podcast)!
Anche se non sempre va così, spesso mi chiedo – all’uscita dell’ennesimo sequel o della serie tratta da…- se sia più voglia di approfondire un personaggio o una storia o piuttosto una mancanza di idee o ancora cavalcare un successo.
Ho trovato un articolo del 2014 su QUARTZ dal titolo “Hollywood non si fermerà finché non trasformerà ogni film in una serie” elencando successi e fallimenti delle produzioni che hanno seguito questa strada.
Un altro articolo apparso su Screenrant.com nel 2021 individua invece ben 15 motivi per cui le serie TV sono migliori dei film originali da cui sono tratti. Vi elenco velocemente i punti, molti connessi tra loro: maggiore sviluppo del personaggio, non limitato a un tema (soprattutto se ci sono nuove stagioni) e quindi avere trame più complesse, nuovi personaggi, la possibilità di guardare singoli episodi, maggiore probabilità di colpi di scena, ovviamente la durata più lunga, la possibilità di un cambio di rotta o di adattamento (magari per l’abbandono di un attore), infinite possibilità, meno restrizioni per quanto concerne la scrittura e un maggiore attenzione, ritagliarsi un pubblico specifico, creare “dipendenza” o meglio fidelizzare lo spettatore e il fatto che siamo ancora nell’età dell’oro della TV (a mio avviso ci siamo tornati con l’avvento sempre maggiore di piattaforme on demand).
Avremo modo di approfondire ancora il tema perché ho in programma almeno un paio di puntate che vedono protagoniste due serie nate come adattamenti da film oppure che hanno seguito l’iter libro/film e poi serie.
Ricapitolando:
A casa tutti bene - la serie è disponibile su Sky/Now, così il film che comunque si trova anche su Raiplay, Netflix.
Le fate ignoranti - su Disney+ serie e film, quest’ultimo però è possibile vederlo anche su Netflix, Sky/Now e Tim Vision.
Da ultimo vi segnalo - come ho fatto con Muccino - che uscirà il 19 dicembre il nuovo film di Özpetek dal titolo Diamanti, mentre ad aprile è stato pubblicato il suo romanzo Cuore Nascosto.
Comments