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A spasso per Milano - Fare Churching

Immagine del redattore: Wilma ViganòWilma Viganò

Aggiornamento: 11 ott 2021

GIRAR PER CHIESE


Beh, lo confesso: faccio “churching”.

Il copyright di questo neologismo è di un amico inglese che sintetizza – come solo la lingua di Albione riesce a fare – il mio gironzolare per chiese milanesi. Per ora ne ho rintracciate, visitate, fotografate e censite quasi 200.

All’inizio, con cadenza settimanale, le sceglievo a caso. Anzi, la sfida era scovare storie da raccontare anche a proposito delle più anonime. E gratta gratta la curiosità salta sempre fuori. Ma col tempo sono diventata esigente. Sulle chiese innanzi tutto, ma anche a proposito del mio fiuto nell’individuare ed entrare nelle più nascoste ed inaspettate.

Tanto per farmi le ossa ho però cominciato con le più celebrate, anche se, onestamente, non ho ancora avuto il coraggio di affrontare il Duomo e Sant’Ambrogio. Poi, man mano che la cosa cresceva, dal centro città mi sono via via spostata verso le periferie, tant’è che la scorsa estate ho quasi esaurito le abbazie.

Come dicevo, mi son beata dei grandi classici, condensati incomparabili di storia, arte ed atmosfere (sola, in San Lorenzo o in San Vincenzo in Prato, mi son calata in una specie di realtà virtuale aspettandomi di veder apparire Sean Connery nell’interpretazione di Guglielmo da Baskerville di Nel nome della rosa), ma poi ho scoperto anche la secolarizzazione dell’architettura sacra d’autore, dal Muzio a Giò Ponti, ai Castiglioni.

Ho fatto le mie scoperte, come quella di tale Spirito Maria Chiappetta (nomen omen), architetto, ingegnere e presbitero che a fine Ottocento ha messo mano ad un’infinità di ambienti e decori che nemmeno potete immaginare.

Ho parlato con preti, sacrestani, suore, curatori, fedeli, turisti, volontari. Mi son seduta sui banchi per riposare, per osservare, per meditare. Per riprendermi da qualche sintomo della sindrome di Stendhal , e magari qualche volta, se capitava, anche per pregare.

Ho ricevuto straordinarie lezioni d’arte (una per tutti la lectio magistralis del parroco di Santa Maria Segreta sull’Incoronazione delle Vergine) e ho riso degli arguti aneddoti di una suorina di clausura sul caratteraccio del Muzio e del fatto che e si fosse dimenticato di progettare il chiostro per il nuovo monastero di Santa Chiara.

Mi son calata in cripte misteriose (quanti conoscono il lapidario di San Gregorio?) e sacrari (struggente quello dei Piccoli Martiri di Gorla). E sono penetrata nei conventi: a Milano ce ne sono molti di più di quanto possiate immaginare e per entrare basta suonare il campanello.

Ho scoperto cappellette incredibili negli istituti scolastici (le Orsoline custodiscono una versione della Vergine delle Rocce), negli ospedali (dolcissimi i cicli figurativi sulla natività della Mangiagalli) e nelle università (al primo piano del chiostro dorico della Cattolica si celebra Messa nell’ex laboratorio di microbiologia). Ed ancora la scoperta delle cappelle delle ville di delizia (come l’oratorio della cascina Pozzobonelli di fianco alla Centrale) e di quelle dei cimiteri (al Monumentale ce ne sono tre, così come al Castello).

Ho assistito alle cerimonie del rito russo ortodosso nella chiesa più piccola e in quella più corta di Milano; ho ballato con gli eritrei (unica bianca) nella chiesa inglobata e nascosta di Santa Maria Annunciata in Camposanto proprio dietro il Duomo; ho ricevuto la Comunione (una squisita focaccia) dal Pope rumeno in San Nicolao. E poi i luoghi di culto di ebrei, armeni, anglicani, luterani…

Ho cercato testimonianze di antichi luoghi sacri in alberghi di lusso (come il Four Seasons di via del Gesù), musei e fondazioni (come la mediateca di via Moscova), gallerie d’arte (come il museo-studio di Francesco Messina), studi professionali (vedi il complesso quattrocentesco di villa Mirabello), addirittura in negozi (come l’ortopedia al Portello Vigentino).

Ho acceso tanti ceri a Santa Rita (che ho nominato motu proprio protettrice della mia impresa) e ho scattato tante foto con lo smartphone.

Ma perché ho scelto le chiese? Senza addentrarci in alcun campo religioso o spirituale, ho scelto le chiese perché, a mio avviso, sono il condensato massimo di storia, arte e cultura della nostra civiltà. Senz’altro le testimonianze più antiche, e quelle che hanno saputo in qualche modo mantenere nei secoli l’impronta originaria. E ovviamente le chiese di Milano ne sono una testimonianza. A questo proposito vale la pena ricordare che c’è stato un periodo storico in cui il numero delle chiese e dei conventi milanesi era persino superiore a quello di Roma. Non ci manca niente.

Quindi aspettative tante chiese nei miei podcast, anche perché accanto ad un’antica chiesa di solito c’è una villa, un palazzo o una cascina che ne avevano originato la fondazione e che, messe insieme, hanno una storia comune da raccontare.

E a me, come forse avrete capito, piace raccontare i luoghi e le storie di Milano.

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