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Perché facciamo rewatch?

  • Immagine del redattore: Laura Invernizzi
    Laura Invernizzi
  • 13 minuti fa
  • Tempo di lettura: 6 min

Una mattina di qualche settimana fa, Patty mi ha mandato una riflessione:

"Ci sono delle serie che torniamo a rivedere, proprio come ricorriamo a certi comfort food? È come se ricercassimo qualcosa di già visto, che sappiamo già come andrà a finire, ma proprio per quello, o per le sensazioni che ci trasmettono, si accordano a certi nostri stato d’animo. Chissà se sono universali o se ognuno ha i propri."


Fin da subito ho capito che l’argomento meritava una puntata specifica.

Come ho risposto a Patty e come ormai saprete anche voi, non sono da rewatching (o rewatch) tranne che per Sex and the City che non definirei esattamente una serie TV comfort, in altre occasioni mi è capitato di rivedere qualcosa per preparare un episodio del podcast.

Sono andata a cercare online articoli che hanno trattato questo argomento e la “letteratura” sul tema è stata illuminante.

Nell’articolo Play and Repeat pubblicato su Psycology Today il dottor Robert N. Kraft spiega che riguardare le stesse serie o film soddisfa bisogni emotivi profondi: sappiamo già che emozioni ci darà una certa scena, e proprio per questo la scegliamo. È come mettersi una coperta sulle spalle dopo una giornata complicata.

Inoltre, c’è una sorta di equilibrio psicologico perfetto tra familiarità e novità. Una serie già vista ci offre l’ossatura narrativa che conosciamo, ma ci regala anche piccole sorprese: dettagli, dialoghi, espressioni che nelle prime visioni ci erano sfuggiti.

Poi c’è il “mere exposure effect”: più qualcosa ci è familiare, più ci piace. Lo stesso principio vale per le canzoni che ascoltiamo in loop (io lo faccio spessissimo) o per i quadri che inizialmente non ci colpivano. La ripetizione costruisce affetto (purtroppo anche per le brutture, ma questo è un altro discorso)

Infine l’articolo menziona il cosiddetto “effetto Mister Rogers” (Fred Rogers, conduttore di uno dei programmi per bambini più noto negli Stati Uniti).

Sapere esattamente cosa succederà ci dà sicurezza. Come il gesto ripetuto del cambio di scarpe e maglione del celebre presentatore, certe serie diventano dei piccoli rituali rassicuranti. Rivederle ci aiuta a ritrovare un senso di stabilità, soprattutto nei periodi di stress o cambiamento.

 

In un testo del 2012 “Le dinamiche temporali e focali del riconsumo volitivo: un'indagine fenomenologica sulle esperienze edoniche ripetute” si cerca di capire perché ci piace così tanto rifare cose che ci sono già piaciute, come rileggere un libro preferito, rivedere un film che amiamo o tornare in un posto dove siamo stati bene.

I ricercatori hanno parlato con diverse persone per farsi raccontare direttamente queste esperienze e hanno scoperto che è un scelta, non capita a caso, decidiamo attivamente di rivivere quella cosa perché sappiamo che ci piace.

Questo porta a due vantaggi principali:

Efficienza Emotiva ovvero andare sul sicuro con le emozioni. Sappiamo già che quel libro o quel film ci farà sentire in un certo modo (felici, rilassati, emozionati). Ripetere l'esperienza è un modo facile e sicuro per provare di nuovo quelle belle sensazioni. È come avere una "scorciatoia" per sentirsi bene.

Comprensione esistenziale (capire meglio noi stessi). Rivivere un'esperienza ci fa riflettere. Ci aiuta a collegare il passato al presente e a vedere come siamo cambiati nel tempo (su questo aspetto mi ci ritrovo). Magari notiamo cose diverse nel film rispetto alla prima volta, o capiamo perché quel libro ci aveva colpito tanto anni fa. È un po' come guardarsi allo specchio attraverso quell'esperienza: vediamo meglio il libro/film/luogo, ma capiamo anche di più su noi stessi e sulla nostra crescita.

In pratica, scegliere di rivivere esperienze piacevoli non è solo un modo per divertirsi di nuovo, ma anche un sistema per gestire le nostre emozioni e per conoscerci meglio, confrontando chi eravamo con chi siamo oggi.

 

In un altro articolo pubblicato su Everyday Health aggiunge altri tasselli al nostro quadro.

Cita uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology in cui si mostra che, anche solo pensare a personaggi televisivi familiari può alleviare i sentimenti di solitudine o rifiuto sociale. Questo effetto è noto come "relazione parasociale": si tratta del legame unilaterale che sviluppiamo con personaggi fittizi, che ci danno l’illusione di compagnia. Quando torniamo a guardare una serie già vista, ritroviamo "vecchi amici", e ciò contribuisce a rafforzare un senso di appartenenza e connessione sociale, anche in momenti in cui ci sentiamo isolati.


Non è quindi solo una questione di nostalgia o pigrizia (anche se a volte sono alla base di un semplice rewatching).

 

Non ci sono dati riguardo alle percentuale di italiani che rivedono serie TV (sicuramente avviene e a volte è legato anche al co-viewing in famiglia di cui ho parlato nella puntata 120).

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, da un sondaggio uscito nel 2023 emerge che il 50% degli americani guarda ripetutamente episodi o intere serie, con una percentuale significativa che afferma di farlo almeno una volta alla settimana.

Per quanto riguarda la quantità, due terzi degli spettatori televisivi affermano di aver visto la stessa stagione di una serie TV almeno due volte, e quasi la metà ha visto la stessa stagione almeno tre volte. Uno su 10 ha visto la stessa stagione sette volte o più.

 

Se prima ho accennato alla solitudine, il sondaggio ci mostra un altro aspetto interessante.

Oltre al rewatching, una parte consistente della popolazione, circa il 33% degli americani, si considera membro attivo di una fanbase, partecipando a discussioni online o creando teorie sui programmi. Un altro 24% degli intervistati afferma di essere coinvolto in modo attivo, partecipando a conversazioni, condivisioni sui social media, o creando contenuti derivati dalle serie che seguono.

Questo dimostra come il rewatching non sia solo un'attività solitaria, ma si è parte di una comunità più ampia che interagisce e condivide l'esperienza collettiva.

 

Pensavo fosse più facile trovare una classifica delle serie TV più riviste, ma mi sono imbattuta invece in tanti suggerimenti per il rewatching.

Abbiamo però qualche indicazione, ad esempio su Statista ho trovato due ricerche sulle serie Tv viste durante la pandemia nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

The Office è stato di gran lunga lo show più popolare negli Stati Uniti nel 2020 accumulando 57 miliardi di minuti di streaming, seguito da Grey's Anatomy con 39,4 miliardi di minuti, terzo posto Criminal Minds, poi Ozark e NCIS (titoli che forse non sempre si associano alla serie Tv comfort).

In UK troviamo invece altri titoli; primo posto i Simpson, seguito da Friends, Gavin and Stacey (sitcom con James Corden), poi The Inbetweeners (altra sitcom del 2008) e The Big Bang Theory.

 

Ovviamente tutto è legato alla disponibilità sulle piattaforme (soprattutto in Italia) e all’abbonamento attivo, ma pur non avendo una classifica universale possiamo però segnalare alcune serie TV che sicuramente rientrano tra quelle più riviste.

Le già citate Friends, Sex and the City, The Office e Simpson, ma anche Scrubs, Lost, Game of Thrones, pescando dal passato La Signora in giallo (che fa capolino ogni anno sulla Rai all’ora di pranzo in estate), Buffy, Dexter, Breaking Bad.

 

Nello scambio di messaggi con Patty è emerso anche un elemento temporale che spesso in questi elenchi passa in secondo piano: la stagione che in qualche modo rappresenta la serie TV.

Alcune produzioni evocano atmosfere particolarmente adatte all'autunno o all'estate. Ad esempio, Gilmore Girls/ Una mamma per amica è spesso citata come la serie perfetta per l'autunno, grazie alle sue ambientazioni in una cittadina pittoresca e alle scene che richiamano le tipiche atmosfere autunnali ("quando ho voglia di tazze calde, copertina, foglie color fuoco e zucche decorate" mi ha scritto Patty)

Anche Friends è considerata una serie comfort ideale per l'autunno, con episodi ambientati durante il Ringraziamento (ne ho parlato qui) e scene che trasmettono un senso di calore e familiarità. (Trill Mag fa un elenco di serie proprio per questa stagione).

 

Oltre a quelle che sono diventate comfort nel tempo, alcune produzioni sono state ideate con l'intento specifico di offrire un'esperienza rassicurante e piacevole.

Netflix nel suo blog TUDUM, fa un elenco di serie TV che fanno stare bene, attingendo ovviamente al proprio catalogo e facendo un mix di generi, in base anche alle proprie affinità (storie sul ricominciare da capo, le gioie dell'amicizia e dell'innamoramento, l'intraprendere nuove avventure, le atmosfere accoglienti di una piccola città)

Ecco alcune di quelle citate: Derry Girls (con Nicola Coughlan), A different World/Tutti al college (spin off dei Robinson), Una mamma per amica, The Good Place, Grace and Frankie, Heartstopper, A Man on the Inside, Sweet Magnolias/Il colore delle magnolie, Virgin River, ma anche programmi come Queer Eyes (che effettivamente anch’io adoro e lo considero un programma che mi fa stare bene insieme ad Agenzia di famiglia).

 

Quindi probabilmente fare rewaching è tanto universale quanto personale e dentro a questa parola ci sono infinite sfumature e situazioni che ci portano a scegliere qualcosa da rivedere.


E voi, avete una serie TV che tornate a rivedere come si torna a una coperta preferita nei giorni grigi?


Scrivetemi, raccontatemi: sono curiosa di sapere quali sono i vostri comfort show e perché. Magari possiamo tornare nuovamente sull’argomento.

 
 
 

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