Una docuserie di Netflix raccoglie in soli pochi giorni - tra il 20 e il 29 marzo - 34.3 milioni di visualizzazioni.
La noia da lockdown, che vedeva coinvolti gli Stati Uniti proprio in quel periodo – noi lo eravamo già da un paio di settimane – e il conseguente il binge watching selvaggio ha sicuramente aiutato, ma molto di più da dire di Tiger King.
Inizio col comunicato stampa che ci dà ulteriori dettagli (anche per chi sente questo titolo per la prima volta)
“L'assurdo mondo dei proprietari di grandi felini è popolato da persone leggendarie ed eccentriche, ma pochi saltano all'occhio più di Joe Exotic, cantante country dalla pettinatura improbabile, armato, poligamo e direttore di uno zoo a bordo strada in Oklahoma. Joe è un tipo carismatico ma che riceve pessimi consigli e con una serie di personaggi incredibili, tra narcoboss, truffatori e leader di sette religiose, ha in comune la passione per i felini di grossa taglia, condividendo con loro lo status e le attenzioni che questo allevamento pericoloso attira.”
Con una presentazione così la curiosità verso questo mondo e personaggi al limite del trash induce almeno a vederne una puntata, no?
Avevo sentito parlare - non riesco a ricordare bene dove - di Joe Exotic e visto qualche fermo immagine dei suoi video farneticanti quindi volevo saperne di più…non mi sarei mai aspettata questo successo, le conseguenze e soprattutto le riflessioni scaturite.
Il documentario – come rivela Eric Goode, uno dei registi – è nato in modo casuale mentre stava seguendo un altro genere di compravendita, quella dei rettile, ma poi in un furgone ha visto un piccolo cucciolo tenuto in gabbia e da lì ha scoperto la passione americana di tenersi in casa (o forse meglio dire in giardino) grandi felini.
La passione di Joe Exotic inizia presto e all’inizio del documentario si presenta bene sottolineando il suo amore per questi animali, gli show nei centri commerciali per sensibilizzare sulla salvaguardia. Dà lavoro a senzatetto, ex tossicodipendenti…poi però è un crescendo o meglio una spirale vs il basso con appunto video surreali e pieni di astio per Carole Baskin, proprietaria di uno zoo no profit a Tampa che vuole far chiudere la sua riserva, gli incendi sospetti, il cibo avariato o scaduto dato agli animali.
Non che gli altri protagonisti ne escano meglio da questa docuserie, si racconta della scomparsa sospetta del marito di Carole, la diatriba con le figlie ed ex moglie.
Ci viene mostrato uno dei mariti di Joe Exotic, John Finlay sdentato, sempre a torso nudo e tatuato…tanto che quasi tutti hanno voluto dare la loro versione e smentire alcune vicende attraverso i social (come Doc Ankle che gestisce il Myrthe Beach Safari in South California, a fine documentario era stata ventilata un’indagine contro di lui, ma anche Jeff Lowe che ha preso in mano lo zoo di Joe Exotic) ma anche con una puntata speciale – l’after show Tiger King and I – realizzata da Joel McHale con video interviste ad alcuni protagonisti uscita il 12 aprile.
Come sottolinea bene Screenrant.com in un articolo, questa è una storia con capitoli nuovi ogni giorno*, da Trump che potrebbe concedere la grazia a Joe Exotic** (in carcere con l’accusa di aver assoldato un uomo per uccidere Carole Baskin) ai film e serie TV che si intendono sviluppare (uno pare avrà come protagonista Nicholas Cage) ma anche la richiesta di riapertura delle indagini contro la stessa Baskin da parte delle figlie del marito scomparso (e dichiarato morto) per falsificazione del testamento.
Dall’altra parte il dibattito sulla detenzione e il traffico di felini di grossa taglia (ma anche di altre specie) tiene banco.
Un aspetto che emerge da questa docuserie e dall’after show è il rapporto che nasce con questi animali, tanto che da parte degli ex dipendenti di Joe Exotic c’è proprio questo.
Il fascino esercitato da questi felini (e più in generale dagli animali cosiddetti esotici) si perde nella storia, basti pensare agli antichi romani. Portare al guinzaglio due ghepardi o mettersi sulle spalle un pitone - vero - erano vezzi ricorrenti nella vita della Marchesa Casati Stampa negli anni della Belle Epoque.
C’è l’ex narco trafficante Mario Tabraue che sostiene in Tiger King di aver fatto quella scelta di vita per sfamare i suoi animali (tenete conto che molti lo hanno paragonato al personaggio di Tony Montana….anche se si tratta di un remake, Oliver Stone probabilmente nella scrittura della sceneggiatura di Scarface ne è venuto a conoscenza).
Avrebbe dovuto scontare 100 anni di carcere, ma è uscito dopo 12 e ora gestisce Zoological Wildlife Foundation.
Però c’è anche qualcun altro - famoso – che rimane così affascinato dai leoni visti in Africa da decidere di dedicarci un film Roar (Il grande ruggito…la produzione è durata 6 anni “il più costoso film casalingo della storia) e una riserva naturale nel deserto della Califoria, Shambala Preserve.
Si tratta dell’attrice Tippi Hedren (madre di Melanie Griffith) con l’allora marito Noel Marshall.
Qui trovano casa animali nati in cattività, orfani, non più voluti da circhi e zoo (come le due tigri del Bengala di Michael Jackson quando venne chiuso il suo).
Life ha reso pubbliche alcune foto che ritraggono la famiglia delle due attrici e la loro vita con un leone.
Parlando di numeri, la Four Paws (organizzazione mondiale benessere animale) dice che negli Stati Uniti vivano in cattività più di 7000 tigri (ma potrebbero essere molte di più, lo dice anche la docuserie. Mentre nel loro habitat naturale solo 3900…e in Europa? Dichiarate 913, ma l’organizzazione stima intorno ai 1600, molti paesi non hanno dichiarato i loro dati (ne forse hanno mai avviato indagini in tal senso) in Italia è legale la detenzione solo nei circhi (dovrebbero essere circa 400 tigri) ma in altri paesi anche da parte di privati. Poi esiste il mercato illegale.
La domanda che mi sono posta alla luce di questi numeri e anche guardando i vari siti di questi personaggi che sottolineano come alcuni esemplari esistano solo in cattività (e magari li hanno proprio loro come le tigri bianche del bengala.) Può essere che alla fine loro facciano qualcosa di utile? Questi animali non potrebbero sicuramente essere reintrodotti nel loro habitat naturale perché sono abituati ad avere il cibo da un umano...la specie però è salva.
Arrivo dunque a giustificare queste persone? La cosa mi preoccupa e mi fa riflettere perché solo lontana da quel modo di vivere.
Ci deve essere – mi interrogo - una soluzione, non per salvare “capre e cavoli” ma per far sì che le riserve abbiamo standard alti, ma soprattutto siano sufficientemente aiutati in modo che gli animali possano avere di che nutrirsi.
Molti zoo/riserve (anche in Italia) durante il lockdown hanno avviato campagne di adozione a distanza e donazione per ovviare al fatto che la chiusura al pubblico abbia portato a non avere fondi per proseguire e sfamare gli animali.
In un mondo migliore gli animali dovrebbero stare nel loro habitat, salvaguardandone la specie senza che ci sia qualcuno che li uccida per divertimento o perché utilizzarne pelli, zanne e ossa o perché hanno violato un campo seminato.
Forse è utile che queste riserve – qualcuno lo fa già – facciano programmi educativi alle giovani generazioni.
Fa brutto dirlo forse, ma se conosci da vicino una realtà o vieni a contatto con un animale (piccolo o grande che sia) comprendi meglio la loro fragilità e l’importanza della vita, dovrebbe essere fatto anche senza toccare una tigre o un elefante o vederlo dal vivo, ma siamo onesti, non è automatico per tutti, purtroppo.
Una docuserie che tolto il lato trash (o forse anche a questo) ci fa riflettere e fa scaturire un dibattito e magari anche iniziative – come l’estensione di forme più restrittive delle cosiddette Big Cat Laws - che portino alla salvaguardia delle specie animali in via di estinzione e vietino la compravendita da parte di privati.
*è prevista una seconda "stagione" di Tiger King disponibile su Netflix dal 17 novembre 2021
**non concessa
Comments