Truffatrici
- Laura Invernizzi
- 2 apr
- Tempo di lettura: 7 min
In questa puntata parliamo di serie TV tratte da storie vere che hanno affascinato, ma probabilmente più impressionato (soprattutto per le dinamiche) il pubblico. Tutte hanno per protagoniste giovani donne. È interessante cercare di capire cosa spinga queste persone (e tutte le altre che puntualmente ci vengono raccontate nelle cronache, anche se di minore portata) a creare intere esistenze basate sulla menzogna. Sono truffatrici consapevoli o credono davvero nelle storie che raccontano?
L’idea mi è venuta guardando Apple Cider Vinegar, ma allargando lo sguardo sul tema, non potevo escludere Inventing Anna e The Dropout.
Parto da quest’ultima che è anche la meno recente; è uscita infatti nel 2022, è composta da 8 episodi e si trova su Disney+.
Basata sull’omonimo podcast di ABC racconta la storia di Elizabeth Holmes, giovane studentessa di Stanford determinata a lanciare qualcosa di innovativo in campo medico: la possibilità di avere esami del sangue completi prelevando una sola goccia e analizzata da un dispositivo portatile. Fonda Theranos nel 2003 che riesce a raccogliere più di 700 milioni di dollari da venture capitalists e investitori privati, con una valutazione di 9 miliardi di dollari tra il 2013 e il 2014.Numerose le copertine dedicate a questa giovane donna ambiziosa e geniale: peccato che il dispositivo non funzioni e ci vorrà diverso tempo prima che la cosa venga a galla. The Dropout quindi racconta l’ascesa e la caduta della Holmes e del suo progetto, ma anche delle vittime che le menzogne e la manipolazione della verità hanno lasciato lungo il percorso.
Ovviamente non si possono fare valutazione psicologiche sulla base della serie TV, ma secondo Psychology Today, il suo comportamento riflette tratti comuni tra i truffatori di alto profilo secondo uno studio del 2011 sul Journal of Business Ethics: incapacità di provare senso di colpa (stava facendo del bene), manipolazione strategica (per mantenere in vita l’azienda) e una visione distorta della realtà (dal momento che aveva riconoscimento e prestigio).
Rimanendo sul tema salute e benessere, è uscita il 6 febbraio su Netflix Apple Cider Vinegar, serie TV in 6 episodi che ci ha fatto conoscere Belle Gibson, influencer australiana, ideatrice dell’app The Whole Pantry (diventata poi anche un libro).
La giovane donna ha costruito un impero sostenendo di aver sconfitto il cancro attraverso diete e rimedi naturali, divenendo una delle figure più influenti nella comunità del wellness, grazie anche ai social media (e si dice una forte empatia). La realtà? Non aveva mai avuto il cancro.
Nella serie vediamo almeno altre due "coprotagoniste", entrambe malate. In particolare ci viene raccontata la storia di Milla Blake a cui è diagnosticato un sarcoma pleomorfo indifferenziato. Nonostante le raccomandazioni mediche per un'amputazione del braccio, Milla decide di intraprendere terapie alternative, come diete a base di succhi e clisteri di caffè (terapia Gerson). Il personaggio è ispirato a Jessica Ainscough, blogger nota come "The Wellness Warrior". Dopo un lieve miglioramento purtroppo è morta nel 2015.
In un articolo su Parade “Perché i truffatori del Wellness come Belle sono così credibili?" vengono elencati alcuni fattori che determinano il successo di queste persone: si sfrutta le emozioni degli altri che in quel momento si trovano in una condizione di disagio e promuovendo l’urgenza di risolvere la situazione (instillando quindi la necessità di soluzioni poco razionali).
Il tutto però è possibile grazie ad una dose di intimità ed empatia che si percepiscono e la scelta – anche da parte della Gibson – di mostrare il loro percorso e le difficoltà in modo da essere credibili ed entrare ulteriormente in sintonia con le persone.
Infine si parla di reciprocità (vi leggo il testo): I truffatori amano piazzare trappole psicologiche per intrappolare le vittime nella loro rete di bugie, fare il più piccolo dei favori o offrire un piccolo segno in modo che qualcuno senta il bisogno di ripagarli in futuro. Questi piccoli atti di gentilezza si sommano e quando è il momento di riscuotere il favore, la vittima sarà più propensa ad accettare per senso del dovere anche quando non è nel suo interesse.
Di altro genere la storia di Anna Sorokin (meglio conosciuta come Anna Delvey), raccontata in Inventing Anna, serie TV targata Netflix/Shonda Rhimes composta da 9 episodi e uscita a febbraio 2022.
Anche qui abbiamo una giovane ed affascinante donna che è riuscita a infiltrarsi nell’élite di New York facendo credere di essere un’ereditiera tedesca con accesso a un fondo multimilionario. Con il suo carisma e una serie di mosse audaci, ha ottenuto soggiorni in hotel di lusso, prestiti bancari e l’attenzione dei media… fino a quando la verità è venuta a galla.
Parte del successo di queste serie è dovuto sicuramente alle interpretazioni delle attrici protagoniste. Amanda Seyfried ha dato vita a una Elizabeth Holmes inquietante (per la sua somiglianza) e per certi aspetti affascinante, vincendo un Emmy per la sua interpretazione. Julia Garner ha saputo incarnare perfettamente il mix di sicurezza e vulnerabilità di Anna Delvey, regalandoci un accento e una mimica indimenticabili. Infine Kaitlyn Dever (già apprezzata in Unbelievable) ha saputo cogliere il lato più manipolatorio e fragile di Belle Gibson, mostrando come il confine tra bugia e realtà possa sfumare pericolosamente.
Cosa accomuna queste tre donne? Innanzitutto, la capacità di vendere una visione: che si tratti di una rivoluzione medica, di una cura miracolosa o di un’ereditiera glamour, hanno tutte creato un personaggio carismatico e irresistibile. Ma forse c’è anche un altro aspetto: il bisogno costante di ammirazione e convalida.
Un elemento chiave nel successo di queste truffatrici è il contesto storico in cui le loro storie si sono sviluppate. Elizabeth Holmes ha cavalcato l'ondata di entusiasmo per la Silicon Valley e il mito della startup rivoluzionaria. Negli anni 2000 e 2010, l'idea che un giovane imprenditore potesse cambiare il mondo con un'innovazione tecnologica era quasi all'ordine del giorno, e Holmes ha saputo sfruttare questa narrativa per ottenere investimenti e credibilità.
Belle Gibson e Anna Delvey, invece, hanno prosperato grazie all’emergere dei social media e della cultura dell’influencer. Il pubblico era affascinato (e lo è ancora) da storie di successo apparentemente spontanee e autentiche, e il confine tra realtà e finzione si è assottigliato. La mancanza di regolamentazione e la tendenza dei social a premiare la spettacolarizzazione hanno permesso a figure come Gibson e Delvey di prosperare, almeno fino alla loro caduta.
Ora forse vi chiederete…che fine hanno fatto?
Elizabeth Holmes sta attualmente scontando una pena detentiva di 11 anni e tre mesi in una prigione federale in Texas. Dopo aver perso l'ultimo ricorso a febbraio, ha dichiarato di voler "continuare a lottare per la sua libertà". La sua scarcerazione è prevista per marzo 2032, considerando una riduzione della pena per buona condotta.
Nonostante sia stata smascherata, Belle Gibson non ha mai scontato una pena detentiva e non ha mai pagato le multe imposte dal tribunale. Pare sia sparita dai riflettori e non ci sono aggiornamenti recenti sulle sue attività, qualcuno afferma viva a Melbourne e che abbia lavorato in una gastronomia.
Anna Delvey dopo aver scontato una breve pena in carcere per frode, nel 2021 è stata nuovamente arrestata dall’autorità per l’immigrazione (le era scaduto il visto, ma non è stata rimpatriata). Ha un braccialetto elettronico alla caviglia che ha sfoggiato a Dancing with the Stars. Attualmente vive nella casa di Kelly Cutrone (in teoria sempre agli arresti domiciliari, ma su un raggio di 75 miglia), continua a mantenere una presenza sui social media (più di 1 milione di follower) e a cercare di monetizzare la sua notorietà. È apparsa sul numero di febbraio di Instyle. La cover story recita così "Una maestra della reinvenzione e simbolo di intrigo, incarnazione di una fenice moderna. Anna Delvey ha conquistato il mondo con la sua audacia, la sua resilienza e la sua visione inflessibile. Con l'ingresso in un nuovo capitolo della sua vita, si racconta del suo passato, del suo futuro e della verità dietro la persona che l'ha resa una figura dal fascino globale”.
Coi proventi di Netflix (310 milioni di dollari) ha pagato cause e risarcimenti, ma è impossibile non notare la disparità di trattamento rispetto ad altri casi, meno gravi.
Le serie The Dropout, Inventing Anna e Apple Cider Vinegar ci raccontano storie di frode e ambizione sfrenata. Se da una parte forse in pochi potrebbero accarezzare l’idea di fare qualcosa di simile, dall’altra qual è la nostra reazione di fronte a questi personaggi? A me personalmente i guru su Instagram che parlano con voce suadente (magari con un microfono in mano perché fa figo), gesticolando e dicendo banalità su “sii te stesso” ecc. irritano e sanno di falso, esattamente come quelli che millantano vite milionarie, ma forse non sono nelle condizioni di fragilità indicate prima quindi non sono nel target.
Ma mi viene spontanea un’altra domanda: perché ci piacciono le storie narrate in queste serie TV? Per diverse ragioni, sostiene un articolo del 2022 di The Walrus.
Innanzitutto l’idea di narrare queste storie si perde nei secoli: nel 1617 fu pubblicato in Cina Un nuovo libro per sventare i truffatori, basato sull'esperienza mondana.
In sostanza brevi racconti sulle truffe più comuni con lo scopo non solo di intrattenere, ma anche di mettere in guardia le potenziali vittime (anche se poi le truffe viaggiano attraverso altri canali). Nell’articolo però si parla di un fenomeno particolare che ha un nome tedesco: schadenfreude, gioia maligna.
Il perverso senso di gioia per la sfortuna altrui, soprattutto quando sono esponenti dell'alta società e investitori milionari a cadere vittime di truffe (vedi anche Madoff di cui ho parlato nella puntata 85 intitolata Avidità).
Resta però il fatto che spesso i truffatori e le truffatrici non abbiano la giusta condanna, anzi continuino ad affascinare le persone (e allora è colpa delle serie TV?).
Prima di salutarvi vi segnalo qualche altro titolo in linea con l’argomento:
Bad Vegan (Netflix): racconta la storia di Sarma Melngailis, ex proprietaria del celebre ristorante vegano "Pure Food and Wine" a New York. Melngailis è stata manipolata dal marito in un complicato schema di frode che ha portato alla bancarotta del suo ristorante e alla sua condanna per appropriazione indebita. Il documentario evidenzia dinamiche di manipolazione psicologica e abuso di potere.
Anatomy of Lies/ Lies Anatomy è una docuserie in 3 puntate uscita il 31 marzo su Sky Crime che racconta la storia di Elisabeth Finch, l’ex sceneggiatrice di Grey’s Anatomy che ha finto malattie e lutti ed abusi.
Non è ancora disponibile in Italia, ma vi segnalo anche Scamanda (Disney+): narra il caso di Amanda Riley, una donna che per anni ha finto di avere il cancro per raccogliere donazioni e ottenere vantaggi economici. La serie, anche in questo caso ispirata al podcast omonimo, mostra come abbia ingannato amici, familiari e perfino istituzioni religiose prima di essere smascherata.
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