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Immagine del redattoreLaura Invernizzi

The West Wing

Questa puntata prende spunto dalle recentissime elezioni negli Stati Uniti.


Serie TV che parlano di presidenti americani o più in generale di politica USA ce ne sono davvero molte: dai toni più leggeri di Veep, agli intrighi e scandali di House of Cards e Scandal.

Ma ce n’è una in particolare che - nonostante lo scorso settembre abbia compiuto 25 anni dalla messa in onda del primo episodio -  è ancora citata e inserita nelle classifiche delle migliori serie di sempre (e in posizioni rilevanti).

Sto parlando di The West Wing (in italiano hanno aggiunto Tutti gli uomini del presidente…da non confondere con l’omonimo film del 76 con Robert Redford)

L’Ala Ovest della Casa Bianca è l’edificio che ospita lo Studio Ovale, la Cabinet Room (dove il Presidente incontra i membri del suo Gabinetto) la Roosevelt Room, la Situation Room (sala conferenze e centro di gestione dell’intelligence). Sui tre piani si trovano inoltre tra gli altri, gli uffici del Vice Presidente, del capo di Gabinetto, del Portavoce della Casa Bianca e il personale di supporto.

Ed è proprio qui che si svolgono le vicende di questa serie ideata da Aaron Sorkin – almeno fino alla 4 delle 7 stagioni. 154 episodi (uno speciale uscito dopo 11 settembre 2001 e un altro nel 2020) andate in onda tra il 1999 e il 2006 che vedono protagonisti: Leo McGarry: capo dello staff del presidente democratico Jed Bartlet (che ha il volto di Martin Sheen), il vice-capo Josh Lyman, Toby Ziegler a capo della comunicazione con il vice Sam Seaborn (interpretato da Rob Lowe presente fino alla 4 stagione), "C.J." Cregg portavoce della Casa Bianca e poi la first Lady Abbey Bartlet, Donna Moss, assistente di Josh, Charlie Young, assistente personale del Presidente e molti altri.

Un cast amplissimo che ci regala dialoghi serrati e sempre in movimentoil cosiddetto walk and talk – che nella puntata 5 della prima stagione dura ininterrottamente più di 3 minuti coinvolgendo quasi 500 comparse.

 

Ogni episodio esplora sfide politiche, etiche e personali affrontate dall'amministrazione Bartlet (si parte dal secondo anno di mandato) toccando temi come politica interna ed estera, crisi internazionali, campagne elettorali e dinamiche personali dei membri del team (anche se solo nelle stagioni successive si intravede qualcosa oltre la vita lavorativa).

Nonostante sia considerata irrealistica e troppo ottimista, la serie ha affrontato alcuni argomenti (ad esempio la malattia del Presidente, crimini di guerra, crisi in Medio Oriente) da risultare quasi premonitrice…


Dopo anni in cui mi sono ripromessa di guardala durante il periodo estivo (quando era disponibile su Prime) finalmente mi sono decisa a farlo a partire da agosto. Non è stato semplice recuperarla perché esistono solo i DVD o metodi meno legali (sul tema e il concetto di pirateria ci dedicherò una puntata) e un impegno costante nella visione e concentrazione notevole per seguire i dialoghi frenetici e le storie che si sviluppano in ogni episodio.

Anche Ryan Looney ha fatto la stessa cosa e ha condiviso le sue considerazioni in un articolo pubblicato su collider.com.

Siamo di due generazioni diverse (lui aveva pochi mesi nel 1999…io 22) e non sposo in toto quanto scritto, ma ve ne riporto alcune frasi che sintetizzano al meglio anche il mio pensiero.

Partiamo dai personaggi, scrive: sebbene The West Wing sia una fantastica esplorazione della vita alla Casa Bianca, non sarebbe mai durata se non fosse stato per i suoi grandi personaggi. La star sarà sempre Martin Sheen nel ruolo del Presidente Josiah Bartlett, ma l'intero cast è stato emozionante da guardare in ognuno dei loro ruoli. Sottolinea che la serie non è perfetta nemmeno da questo lato, ed è stata criticata anche all'epoca per il suo cast prevalentemente bianco. Indipendentemente da ciò, mi è piaciuto passare del tempo con questa squadra ogni sera per tre mesi, e penso che questa sia la mentalità che i nuovi spettatori dovranno avere se vorranno esplorare la serie.

L’autore si aspettava che lo show fosse "un continuo dramma all'interno della Casa Bianca, ma - scrive - è stato confortante vedere un mondo in cui la politica è vista come piacevole e coinvolgente, piuttosto che una questione esistenziale di vita o di morte come spesso può sembrare oggi. A un certo livello, sapevo anche che questo romanticismo era un mito anche all'epoca, dato che The West Wing era stato concepito in risposta agli scandali dell'amministrazione Clinton che si erano conclusi all'inizio di quell'anno.

Nel bene o nel male, The West Wing è un chiaro prodotto del suo tempo, ma la serie ha resistito una generazione e probabilmente continuerà a farlo per molte altre." 

Non da ultimo è riuscita ad ispirare molti giovani diventati volontari della campagna elettorale di Obama iniziata solo pochi anni dopo la conclusione della serie.

 

A proposito di cast, vediamo la presenza di numerosi attori ed attrici già affermati come Christian Slater e Matthew Perry o Lili Tomlin (che tornerà a lavorare con Martin Sheen in Grace and Frankie quasi 10 anni dopo), una giovanissima Elisabeth Moss nei panni di Zoey, una delle tre figlie del Presidente, Emily Procter (diventata poi dal 2002 protagonista di CSI Miami), Marlee Matlin (Figli di un Dio Minore e molto altro tra cui New Amsterdam di cui ho parlato nella puntata 94), Mark Harmon (protagonista di NCIS), Jon Bon Jovi, Laura Dern, John Goodman (che per un breve periodo diventa Presidente) e moltissimi altri che sicuramente avrete visto in tante serie TV (anche se sui nomi sono poco ferrata, è un gioco per me riconoscerli e collocarli qua e là nel mio palinsesto personale).

 

Secondo quanto riporta il sito di TVNZ+ che elenca 20 curiosità sulla serie, alcuni personaggi erano ispirati allo staff dell'era Clinton alla Casa Bianca. Josh sarebbe stato simile al consigliere speciale di Clinton, Rahm Emanuel, CJ Cregg sarebbe stata ispirata all'addetto stampa di Clinton, Dee Dee Myers, e Sam sarebbe stato modellato sul direttore delle comunicazioni George Stephanopoulos.

Sempre qui scopriamo che The West Wing ha condiviso -  fino al 2016 -  con Hill Street Blues (Hill Street giorno e notte, serie tv di inizio anni 80) il primato del maggior numero di vittorie agli Emmy per una serie televisiva drammatica. Entrambe ne hanno vinti 26 (in realtà sono 27…) fino a quando Game of Thrones ha conquistato il record con un totale di 38 vittorie.

Nel complesso, The West Wing ha vinto 100 premi da 289 nomination. Solo due Golden Globes entrambi nel 2000 come miglior serie drammatica e attore non protagonista Martin Sheen (che all’inizio era previsto come presenza sporadica – da presidente – prediligendo le storie legate alla comunicazione e allo staff, ma poi la sua bravura ha portato ad un cambio nella sceneggiatura)


Tornando al discorso classifiche, prendo come esempio Empire che nell’elenco dei 100 miglior show televisivi di sempre (pubblicata nel 2018, ma aggiornata nuovamente quest’anno) mette al 7 posto la serie. Vi riporto la loro recensione:

"Per molto tempo, una parte da comparsa in The West Wing è stata l'apice a cui aspiravano tutti gli attori televisivi di ruolo. Intelligente e divertente, il dramma politico di Aaron Sorkin ha messo in mostra il dono dello scrittore per i dialoghi rapidi e le trame stratificate e politicamente risonanti, dimostrando che la televisione può essere divertente e perspicace allo stesso tempo. La serie ha subito una flessione temporanea dopo la partenza di Sorkin alla fine della 4 stagione, ma si è ripresa subito dopo con una serie di sorprendenti cambiamenti sia nei ruoli dei personaggi che nel formato. The West Wing è rimasto uno degli show più intelligenti in televisione per tutta la sua durata e un'immagine confortante di come potrebbe apparire una Casa Bianca più benevola."


Sorkin è tornato a parlare della serie in occasione dell’invito alla Casa Bianca per celebrare i 25 anni, ammettendo che spesso gli è stato chiesto come sarebbe ora la serie e un possibile reboot. Da un lato ha ammesso che potrebbe funzionare ancora oggi restando idealistica e ambiziosa (soprattutto perché nella serie Democratici e Repubblicani collaborano…ora sarebbe insolito però pensarlo da parte degli spettatori).

Ha aggiunto però di aver esitato in passato a una nuova edizione di The West Wing perché temeva che il pubblico avrebbe sentito troppo la mancanza del cast originale. "Sospetto che un nuovo presidente avrebbe difficoltà a essere all'altezza dei ricordi che la gente ha di Martin (Sheen) e del suo personaggio, il presidente Jed Bartlet. Ma forse è passato abbastanza tempo ed è una generazione completamente nuova.

Da buon creativo, ha detto di aver avuto delle idee per alcuni episodi durante la sua visita alla Casa Bianca, rammaricandosi di non averci pensato prima.

Sorkin appare nell'ultimo episodio della serie. Anche se aveva lasciato lo show dopo la quarta stagione, è tornato per il finale ed è apparso tra la folla durante l'insediamento del Presidente…non vi svelo di chi si tratta però!


Vi ho raccontato solo una piccola parte di questa serie, mi auguro possiate approfondirla (anche attraverso i link) e magari a guardarla.

Il tasto dolente è attualmente infatti la reperibilità; non si trova disponibile in nessuna piattaforma in Italia (un tempo era su Prime, come vi ho già detto). Mi auguro che Netflix o altri adottino la serie…vi terrò aggiornati in merito.


Se dovessi fare un personalissimo elenco delle serie da vedere almeno una volta nella vita, probabilmente includerei The West Wing, anche se ormai non siamo più abituati ad avere stagioni composte da 22 episodi da 45-50 minuti ciascuna e così “parlati”, ma non potrebbe essere da meno visto che uno degli aspetti importanti della serie è la comunicazione.

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